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15 Novembre 2024

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Ancora violenza sulle donne. Ventiduenne aggredita in pieno centro a Milano

di Anna Adamo


Aveva appena salutato gli amici. Poi è stata aggredita da un venditore di sigarette.
É quanto accaduto in pieno centro a Milano, ad una ventiduenne.
L’ennesima vittima di un uomo come tanti, senza scrupoli. Uno di quelli che la violenza probabilmente ce l’ hanno nel sangue.
Si, è questa l’unica spiegazione che si può dare ad un avvenimento del genere, ammesso che una spiegazione ce l’ abbia.
Perché, la verità è che la violenza una spiegazione non ce l’ha mai. Del resto, una qualunque persona sana di mente, neanche riuscirebbe pensarlo di poter aggredire qualcuno.
E no, la vecchia teoria secondo la quale la donna sia solita cercarsele, certe cose, non regge. Non più. Non quando la vittima è una ventiduenne, la quale non avrebbe voluto fare altro che tornare a casa dopo aver trascorso una serata in compagnia di amici e ora, invece, si ritrova a dover fare i conti con l’ orrore.

L’orrore


Un orrore che non la abbandonerà mai più. Ed è inutile dire che ben presto tutto questo sarà solo un brutto ricordo, perché i ricordi, soprattutto quelli brutti, non sono mai solo semplici ricordi. Sono un po’ come i tatuaggi, non ce ne si libera neanche se si prova a mandarli via con la forza.
Restano lì, fermi, indelebili, pronti a riportarci alla mente, in qualunque istante della vita, cosa ci è accaduto. Ebbene si, quella ventiduenne le violenze subite le ricorderà per sempre. Si guarderà allo specchio e si sentirà sporca.
Ricorderà quelle mani che l’ hanno toccata e probabilmente penserà di essere addirittura colpevole.
Penserà a cosa avrebbe potuto fare per evitare tutto ciò. E noi, che siamo dall’altra parte, non possiamo fare altro che restare a guardare, possibilmente in silenzio.
Perché, a fatto compiuto, dire cosa si sarebbe potuto fare per evitare che ciò avvenisse è inutile. Lo sappiamo tutti che si può sempre fare qualcosa per evitare che le cose avvengano. É che ce ne rendiamo conto sempre quando è troppo tardi per agire.
É che se la violenza dilaga ancora così tanto, la colpa è anche un po’ nostra.
É di quelle leggi che ai colpevoli non conferiscono mai pene severe, proporzionate ai gesti che commettono. É di questa società che i colpevoli li fa diventare vittime e le vittime le rende colpevoli. Si, la colpa di tutto questo è nostra.
E si, possiamo ancora fare qualcosa per far si che quella ventiduenne non sia una delle tante vittime di violenza, ma sia l’ultima.
Possiamo, ma non vogliamo, ed è questo il problema. Il problema è che preferiamo parlare, però quando si tratta di trasformare in azioni concrete quello che diciamo a parole, scappiamo a gambe levate. Come se la violenza riguardasse solo chi ne diventa vittima.
Come se vittime di violenza non potessimo diventarlo tutti.
Dovremmo ricordarlo che, invece, al posto di quella ragazza, al centro di Milano, tra le grinfie di quell’ uomo, ci sarebbe potuta essere ognuna di noi.
Dovremmo ricordarlo sempre, non solo il venticinque novembre o l’ otto marzo.
Perché, le donne non esistono solo l’otto marzo, esistono ogni giorno e la violenza, non uccide solo il venticinque novembre, ma trecentosessantacinque giorni l’anno.
La terribile sorte toccata a quella ventiduenne ne costituisce l’esempio.
Quell’esempio che deve spingerci a non smettere di parlarne e di combattere per contrastarla, la violenza.

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