di Anna Adamo
La gente parla. Lo fa senza neanche preoccuparsi di conoscerli a fondo, certi avvenimenti.
E quando non sa cosa dire, inventa senza pensarci due volte. Come se esprimere giudizi sulle vite altrui fosse un diritto e un dovere di tutti.
Come se liberi di giudicarli, gli altri, lo fossimo davvero. Come se si potesse realmente stabilire, tra noi e chi ci apprestiamo a giudicare, chi sia dalla parte del torto e chi della ragione. Come se gli errori li potessero commettere solo gli altri e noi dal commetterli fossimo immuni.
Eppure, basterebbe davvero poco per evitare di diventare come quelli che rendono l’esprimere giudizi sugli altri, la propria missione di vita. Basterebbe indossarli, i panni altrui, per comprendere quanto difficile sia stato, per chi giudichiamo, percorrere il cammino che li ha resi le persone che sono oggi e li spinge a comportarsi in un certo modo. Basterebbe questo per renderci conto che, il diritto di giudicarli, non lo abbiamo affatto.
E no, non si dica che il giudizio purtroppo esista e bisogna accettarlo.
E non si dica neanche che basti proseguire per la propria strada e non conferire importanza a quello che dicono gli altri per vivere serenamente, perché non è così facile.
Non lo è quando con il pregiudizio si combatte ogni giorno. Non lo è quando le parole altrui toccano i nostri sogni, i nostri progetti e quello per cui abbiamo sacrificato la vita per anni.
Ebbene si, non è mai facile fare i conti con il pregiudizio,per quanto forti e capaci di farsi scivolare di dosso qualsiasi cosa si possa essere, soprattutto se si è donne.
Donne che scelgono di diventare madri,ma non rinunciano al proprio lavoro e alle proprie passioni.
LA RIFLESSIONE CON L’AVVOCATO
Tali difficoltà le conosce perfettamente Ornella Manzi, avvocato, assessore a San Gennaro Vesuviano, moglie e madre che di essere come la società vorrebbe che fosse, proprio non vuole saperne.
Così come non vuole saperne di questa finta parità di genere che vogliono farci credere abbiamo raggiunto.
Perché, si, la verità è questa. La verità è che è arrivato il momento di ammetterlo che non abbiamo raggiunto nessuna parità di genere.
“E non la raggiungeremo – dice Manzi – fino a quando si penserà che una donna non possa essere madre e lavoratrice al tempo stesso. Fino a quando la si costringerà a cambiare modo di vestire, una volta diventata madre. Non la raggiungeremo fino a quando una donna che lascia i figli a casa con il marito per andare a lavoro verrà considerata una cattiva madre e il marito che trascorre del tempo con i figli verrà definito Mammo.
Aboliamo la parola Mammo. Non esiste il mammo. Esistono la mamma ed il papà, entrambi hanno nei confronti del figlio gli stessi diritti e doveri”.
Aboliamo la parola Mammo. Non esiste il mammo. Esistono la mamma ed il papà, entrambi hanno nei confronti del figlio gli stessi diritti e doveri
Sono parole forti, quelle dell’ avvocato. Sono parole di una donna amica delle donne.
Sono parole di una madre che sa quanto faticoso sia allontanarsi dal bambino anche solo per qualche ora per motivi di lavoro, ma è al tempo stesso consapevole del fatto che saranno proprio tutti gli sforzi e i sacrifici giornalieri a donarle la possibilità di regalare a quest’ultimo il meglio che la vita possa offrire.
Sono parole di una madre che donne come Samantha Cristoforetti e Chiara Ferragni, apparentemente lodate e non appena voltano le spalle criticate per aver lasciato a casa i figli per inseguire le proprie passioni, le comprende ed è loro vicina.
Ed è vicina anche a tutte le donne che, invece, a differenza loro, ai dettami di questa società si sono piegate, rinunciando al loro essere donne, alle loro passioni e ai loro sogni.
Le è vicina, affinché comprendano che quelle che sentono sulla parità di genere sono solo parole, le quali con la realtà hanno ben poco a che fare.
“E lo si evince, ribadisce a gran voce, dalla decisione di affiancare al cognome paterno anche quello materno, ad esempio. Vogliono far passare il tutto come un qualcosa di straordinario, che dona davvero alle donne la parità che meritano, ma non è affatto così, perché si tratta pur sempre di un affiancamento. É come se alle donne avessero dato le stampelle per camminare”. Quanto detto dall’avvocato non lascia spazio ai dubbi.
É evidente che ci sia un problema piuttosto serio ed occorra un cambiamento culturale prima che sia troppo tardi, perché che la donna sia ancora oggi vittima di così tanti pregiudizi e non le venga data l’opportunità di camminare di pari passo con gli uomini, non è più accettabile.
Così come non è accettabile che certi uomini costringano le proprie donne ad annullarsi, a rinunciare a tutto in nome della famiglia.
Come se una donna non fosse capace di essere madre e al tempo stesso lavoratrice, moglie o compagna. Come se una cosa escludesse l’altra.
È ora che le donne si liberino dalle grinfie di questa società che vuole vederle sempre un passo indietro agli uomini.
Perciò, ben vengano donne come Ornella Manzi, Samantha Cristoforetti e Chiara Ferragni, che pur dedicando anima e corpo ai figli e alla famiglia, non rinunciano alla realizzazione personale e professionale e incitano le altre a fare lo stesso, a non accontentarsi,per il semplice fatto di essere donne, delle briciole che la società vuole dar loro, facendo quindi si che diventino protagoniste e non spettatrici della propria vita.