“Sicuramente Omicron 4 e 5 sembrano evadere l’immunità prodotta dai vaccini” anti-COVID “e anche l’immunità naturale” di chi ha già avuto l’infezione, “quindi possono rappresentare un elemento di preoccupazione per un aumento potenziale dei contagi nel prossimo autunno. Probabilmente” queste sottovarianti “sono destinate a diventare preponderanti sulle altre. E’ probabile che presto anche in Italia prenderanno il sopravvento, magari non proprio in questa stagione, forse un po’ più avanti”. A delineare all’Adnkronos Salute lo scenario con cui potremmo doverci confrontare nella prossima stagione autunno-inverno è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova. Per l’esperto bisogna porsi, senza cadere “nel terrorismo delle varianti”, il problema di un’eventuale ondata d’autunno significativa in termini di numeri, tema di cui si dibatte anche Oltreoceano. “Anche se – spiega – bisogna dire che in Sudafrica, dove in qualche modo queste varianti adesso sono diventate predominanti, soprattutto la 4 e la 5, i dati ci dicono che c’è un aumento dei contagi, ma a livello di gravità siamo di fronte a una malattia che normalmente è più lieve rispetto a quello che avveniva con le altre varianti Omicron, con una durata di ricoveri più breve e meno quadri gravi. In ogni caso è evidente che questo è un elemento di preoccupazione, non tanto per oggi ovviamente, quanto per il domani”. Negli Usa alcune proiezioni indicherebbero come possibile un’ondata da 100 milioni di infezioni nel periodo autunno-inverno, che interesserebbe quindi oltre il 30% della popolazione. Ma, fa notare Bassetti, “al di là del fatto che ci possano essere 100 milioni di contagi, tutto dipende sempre da che cosa rappresentano questi 100 milioni di casi: se sono contagi che in qualche modo danno dei quadri blandi e affrontabili è tutto un altro discorso rispetto a 100 milioni di contagi che portano a quadri gravi. Questa variante Omicron di Sars-CoV-2 che evolve sicuramente può essere nel futuro un problema. Dopodiché – ripete l’infettivologo – io ho sempre detto che eviterei di fare il ‘terrorismo delle varianti’, nel senso che l’importante è che una variante non dia quadri più gravi”. “Certamente per la circolazione del virus”, invece, l’impatto che da questi sublignaggi potrebbe derivare “è importante”.