di Anna Adamo
Ha tre punti di sutura alla testa e un occhio nero Claudia Cecconello, cinquantatreenne di Alessandria aggredita dal vicino di casa dopo una discussione avvenuta a causa del mal funzionamento dell’ ascensore del palazzo.
IL FATTO
“L’ascensore – racconta Claudia in un’ intervista a Fanpage – era manomesso. Perciò, ho dato dei calci alla porta per tentare di aprirla e lui, che abita al primo piano, ha aperto la porta della sua abitazione e abbiamo iniziato a discutere. Sono anni che nel palazzo vengo presa di mira”. Stando ai fatti, quanto verificatosi è solo l’ennesimo episodio discriminatorio che vede protagonista la donna, la quale, spesso, si ritrova a dover fare i conti con fazzoletti sporchi nella buca delle lettere e a dover vedere tutti gli amici che vanno a farle visita leggere biglietti di insulti lasciati sul parabrezza.
É bastato un calcio di incontro sul torso ed è precipitata giù per le scale.
“Mentre mi dava il calcio ho visto la sua cattiveria e la sua aggressività mi ha spaventato, l’ho raggiunto e mi ha sferrato un pugno in un occhio” racconta Claudia ancora scossa.
A portare l’accaduto alla luce del sole è stata l’associazione LGBTQIA+ “Tessere Le Identità” di cui la donna è socia, che attraverso in un posto sui propri canali social scrive. “È drammatico ricevere le foto di un’amica, socia della nostra associazione ricoverata in ospedale per un’aggressione subita nel proprio palazzo. Molti diranno si sia trattata di una lite tra condomini, ma dopo i calci e i pugni, ecco che arrivano gli insulti, sei una Lesbica di m… Stiamo parlando di omotransfobia”.
Ebbene si, quella subita da Claudia Cecconello non è un’ aggressione come le altre o una semplice lite tra condomini come vogliono farci credere che sia. É un’ aggressione che porta con sé il sapore dell’omofobia, di coloro i quali si nascondono dietro una finta tolleranza.
Avvenimenti di questo tipo non possono e non devono più essere sottovalutati. Non possiamo più permettere che innocenti vengano presi di mira e massacrati a causa del proprio orientamento sessuale.
“É vergognoso -continua nel post l’associazione di cui la donna è socia – che alla luce di questi fatti di violenza non sia ancora stata approvata una legge che protegga le persone dai crimini di odio senza che nessuno sia escluso. Ci chiediamo quante vittime dovranno essere ancora massacrate prima di ritrovarci in una società costruita sul rispetto delle diversità.”
Quello di “Tessere Le Identità” è un messaggio forte, che non può essere attorniato dall’ indifferenza di tutti. É il messaggio disperato di chi, nonostante tutto, ancora spera che qualcosa possa cambiare e Claudia sia l’ultima vittima di chi fa fatica a considerare la diversità una parte del mondo.
É un messaggio che ci permette di capire siamo lontani anni luce dall’ inclusione di cui spesso si parla e, affinché quest’ultima si raggiunga, ancora tanto c’è da fare.