di Anna Adamo
Un insieme di studio, feste e libertà. Dicono sia fatta così, la vita degli studenti fuorisede.
Invece, no, nulla è come crediamo che sia.
Perché, dietro le ore di studio, le feste e la libertà, si nascondono sacrifici e privazioni che non riusciamo a vedere.
Purtroppo, vivere da soli a vent’anni o poco più, visti i tempi che corrono, non è di certo una passeggiata. Così come non è una passeggiata doverli far tornare, i conti a fine mese.
E no, non basta dire che si debba risparmiare e che i soldi si debbano mettere da parte, perché non è così facile.
Non è facile scegliere tra ciò di cui si ha bisogno quotidianamente e il proprio futuro.
Non è facile, soprattutto se a questo tipo di problemi si aggiunge l’essere privati di un diritto importantissimo, come quello alla salute.
Ebbene si, ai giovani fuorisede a Bari è successo anche questo, sono stati privati del diritto di avere un medico di riferimento, di accedere, quindi, alle cure e alle prescrizioni.
Quella di cui sono protagonisti gli studenti pugliesi è una vicenda paradossale, che lascia sgomenti, perciò non ci si può non chiedere come sia possibile che tutto questo avvenga i ragazzi siano, il più delle volte, costretti ad auto medicarsi o a recarsi in pronto soccorso.
A portare la situazione alla luce del sole è stata l’associazione “Link Bari”, che già da circa dieci anni sta conducendo una battaglia per far si che l’accesso al medico di base venga riconosciuto anche agli studenti che non risiedono in Puglia.
Nonostante si tratti di una battaglia non facile per l’associazione studentesca, quest’ultima non ha fatto intenzione di arrendersi, anzi, l’intento è quello di portare quanto sta accadendo all’attenzione nazionale in vista delle prossime elezioni del Consiglio Studentesco.
“É importante – dice il coordinatore di “Link Bari”- definire una norma omogenea a livello nazionale, affinché non si creino disparità tra atenei e il medico di base ai fuorisede venga riconosciuto in tutta Italia. “Link Bari” ha proposto di stabilire accordi tra Università e Asl, affinché gli studenti iscritti all’Ateneo e al Politecnico possano accedere direttamente a tale servizio”.
Ancora una volta ci ritroviamo dinanzi la storia di un diritto negato, frutto della disattenzione di chi dovrebbe occuparsi dei giovani, garantire loro la possibilità di realizzarsi professionalmente ovunque vogliano senza dover far fronte a problemi di questo tipo, senza doversi vedere privi del diritto alla salute che, per l’ importanza che riveste, è doveroso mettere sempre sul primo gradino della scala delle priorità.