di Anna Adamo
L’hanno ritenuta “fuori dal coro”, la voce di Danielle Fédérique Madam, l’atleta diventata famosa per aver vinto un campionato senza poter avere una chance azzurra, perché priva di passaporto italiano, che lo scorso anno accompagnò la vittoria dell’ Italia di Mancini come conduttrice di Notti Europee su Rai 1.
La giovane, il cui successo sembra essere inarrestabile, è stata presa di mira per aver dichiarato nel corso di un’intervista che per gli italiani di seconda generazione non vi sia posto nei media.
“Ho detto e lo ripeto, che mi piacerebbe vedere una donna nera, con la giusta preparazione, condurre un telegiornale. Mi hanno minacciata scrivendomi che devo essere grata di non essere stata picchiata,di non aver subito violenza in questo paese”.
Fanno gelare il sangue nelle vene, le parole di Danielle, perché mettono in risalto l’ immagine di un’ Italia con la quale mai vorremmo al giorno d’oggi fare i conti.
Un’ Italia razzista, che ha paura del diverso, che ogni giorno si nasconde dietro finito buonismo, dietro dichiarazioni di accoglienza che in realtà con l’ accoglienza hanno ben poco a che fare. Lo si evince dal fatto che alla prima occasione utile non perda tempo a far si che la sua vera natura fuoriesca.
“Ho lavorato come cameriera e donna delle pulizie, non lo nascondo, perché grazie a questi lavori ho avuto la possibilità di pagarmi gli studi” ha detto l’ atleta ancora scossa da quanto le è accaduto.
Non è facile, del resto, per una come lei che oltre ad essere una promessa dello sport ha scelto di studiare Comunicazione, Innovazione e Multimedialità a Pavia, sentirsi dire questo genere di cose, perché nonostante sia forte e capace di farsi scivolare di dosso qualsiasi cosa, ha paura.
“Non fa piacere -conclude- ricevere minacce, sentir parlare di fortuna nel non essere stata picchiata o essere inviata a tornare nel proprio paese che,al contrario di quanto si pensi, non è altro che l’ Italia. Non mi sono mai confrontata con così tanto odio. Tutto questo si chiama razzismo”.
Che piaccia o no, Danielle ha ragione, è stata vittima di razzismo.
E no, quanto le è accaduto non ci lascia sgomenti, se non fosse stata un’atleta, probabilmente questa vicenda non avrebbe avuto grande rilevanza, lei sarebbe stata solo “una delle tante”, perché non è la prima e non sarà neanche l’ultima persona presa di mira per lo stesso motivo.
Ed è questo il problema. Ebbene si, il problema è che questo genere di situazioni si verificano ancora, si verificano nonostante le battaglie di chi cerca continuamente di far capire che nessuno è diverso, nessuno è migliore,ma tutti siamo uguali.
Le persone oggetto di razzismo e discriminazioni varie, purtroppo, sono ancora troppe.
Troppe per pensare di averlo risolto, il problema, o di aver compiuto quei notevoli passi avanti di cui spesso si parla.
Ancora tanto c’è da fare, è evidente.
Così come è evidente che non possiamo restare a guardare.
Lo dobbiamo a quell’ Italia che il razzismo neanche sa cosa sia.
Lo dobbiamo a Danielle e alle tante persone che prima di lei hanno vissuto il medesimo incubo.
Lo dobbiamo a chi in futuro metterà piede in Italia, affinché mai tocchi con mano cosa significhi decidere di andare a vivere in un paese e non sentirsi mai parte di quest’ultimo.