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18 Novembre 2024

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Morto Fabio Ridolfi a poche ore dall’avvio della procedura di sedazione

di Anna Adamo


I suoi appelli per richiedere il suicidio assistito non sono mai stati presi in considerazione.
Ciononostante, non si è arreso e qualche tempo fa aveva scelto la sedazione profonda.
A poche ore dall’ avvio della procedura, però, Fabio Ridolfi è morto.

I fatti


Il triste annuncio arriva dalla famiglia che ha fatto inoltre sapere i funerali saranno svolti in forma privata e ha chiesto a tutti il rispetto della privacy.
Il quarantaseienne era immobilizzato a letto da ben diciotto anni a causa di una tetraparesi che lo costringeva a comunicare tramite il puntatore oculare e il sintetizzatore vocale.
Assistito legalmente dall’ Associazione Luca Coscioni, come indicato dalla sentenza della Corte Costituzionale Cappato – Dj Fabo, aveva chiesto di poter accedere al suicidio assistito,ma dall’azienda sanitaria non è mai pervenuta alcuna risposta, ottenendo solo il 19 maggio scorso il via libera dal comitato etico dell’Asur, che pur avendo verificato la sussistenza dei requisiti, non aveva indicato modalità e farmaco che Fabio avrebbe dovuto autosomministrarsi, impedendo così la possibilità di mettere in atto la sua volontà e costringendolo, come se non bastasse, ad optare per una seconda scelta, la quale non ha fatto altro che aumentare la sua sofferenza.
Quella di Ridolfi è una morte che lascia tutti senza parole, che mette ancora una volta in risalto, purtroppo, la centralità della burocrazia italiana. Una morte cercata, desiderata, per la quale non bisogna essere tristi, perché, come ha detto il fratello Andrea, “Fabio avrà quello che voleva. Per lui sarà una liberazione”.
Non si è poi fatto attendere il commento di Filomena Gallo e Marco Cappato dell’ Associazione Luca Coscioni, che in questi luoghi anni lo hanno assistito nella sua battaglia.
“Fabio Ridolfi è morto senza soffrire, dopo ore di sedazione e non immediatamente come avrebbe voluto” – hanno dichiarato.

Si rifletta


Sebbene Fabio abbia ottenuto quello che voleva, la sua non si può non definire la storia di una volontà negata e soprattutto non può non far riflettere su quanto in Italia ancora ci sia da fare sul fine vita.

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