di Anna Adamo
Si riconoscono subito, le madri. Sono deboli e al tempo stesso più forti di qualsiasi altra cosa al mondo. E le loro non sono parole come le altre. Sono parole d’ amore. D’amore vero, quello capace di far sentire al sicuro anche nel bel mezzo di una selva oscura, di tenere compagnia nella più profonda solitudine.
Sono parole di cui nutrirsi nel corso di una notte insonne. Una di quelle durante le quali il rumore dei pensieri sovrasta quello del silenzio. Ebbene si, loro sono lì, come se volessero dire che finché ci sono tutto andrà bene. E ci vuole coraggio, per ammettere che tutto vada bene in questa vita. Il coraggio che solo le madri possono avere e trasmettere.
IL CORAGGIO
Ci vuole coraggio per far si che il senso di inadeguatezza non prenda il sopravvento.
Ci vuole coraggio e probabilmente anche un pizzico di sana follia, per cercare il proprio posto nel mondo, in cui smettere di sentirsi inadeguati. Quanto sia difficile tutto questo, Benedetta De Perna lo sa benissimo, perché per trovare il suo, di posto nel mondo, ha impiegato un bel po’, vivendo una vita all’ insegna del paradosso.
A dimostrarlo è il fatto che nonostante odiasse il dentista ne abbia sposato uno, Antonello, dal quale ha avuto quattro figlie, Beatrice, Catia Vittoria, Nina Andrea e Lea Celeste.
Per non parlare, poi, del fatto che sia una giurista la quale non ha fatto l’avvocato, perché ha scelto di fare la mamma a tempo pieno. Una mamma che la borsa da lavoro la usa lo stesso. Una mamma che di borse ne ha addirittura due, ben visibili, sotto gli occhi, dovute alle notti insonni che profumano di famiglia e amore. Parlare di Benedetta non è facile.
Non è facile immergersi nella sua vita. Lei sa bene anche questo, perciò nel 2018 è corsa ai ripari fondando il blog “Mumistheceo” per ricordare alle sue lettrici che possano decidere di essere qualunque persona desiderino, narrando l’incredibile lavoro che si cela dietro il passaggio dall’essere donna all’essere madre inserendovi, ovviamente, un pizzico di ironia.
La verità, però, è che anche il blog, come tutte le cose che hanno segnato la vita di Benedetta, rappresenta un paradosso.
LE PAROLE
“Ciò che mi ha spinta a condividere la mia vita con così tante persone è la scaramanzia. Sono sempre stata tremendamente scaramantica, una di quelle che pensano di sé stessi non bisogna mai dire nulla, perché gli altri possono avere il controllo, con la loro cattiveria, della nostra vita”. Ebbene si, Benedetta era prigioniera di un retaggio culturale tramandato da generazioni, che non faceva altro che farla stare male, ecco perché ad un certo punto della vita ha deciso di liberarsene aprendo il blog che, date le premesse, è forse il paradosso più grande di tutti.
Accanto a lei, in questo cambiamento dai tratti così radicali, c’è sempre stato Antonello, il dentista – marito tanto odiato e al tempo stesso tanto amato, che sapeva fare ottime foto.
“Ho aperto il profilo Instagram, fino a quel momento tenuto privato per scaramanzia e fin da subito ho avuto una community che si è affezionata a me permettendomi, pian piano, di far si che quest’ultimo diventasse un lavoro a tutti gli effetti” racconta felice della scelta fatta.
Passare dall’ estrema riservatezza all’ essere sotto gli occhi di tutti. Una scelta azzardata, di cui aver paura al solo pensiero. Ma, la giovane blogger di paura non ne ha mai avuta. E no, neanche il giudizio altrui l’ha mai spaventata, così come non l’ hanno mai spaventata le critiche di cui, purtroppo, si è oggetto quando ci si espone sui social network.
“Il giudizio altrui non mi ha mai spaventata. Le critiche le affrontato razionalizzando il tutto, perché sono del parere che se una persona ti vuole bene non ti critica. Se ti criticano sono persone che non ti vogliono bene e vanno messe in un angolino, non possono essere importanti nella tua vita”.
La voce di Benedetta è forte e chiara. Con sé porta il peso di chi ne ha passate tante, ma le ha superate tutte, rialzandosi con più forza di prima dopo ogni caduta, al punto da non mostrare neanche per sbaglio quella paura di non essere all’altezza del ruolo di madre che costantemente le tiene compagnia.
“Ho paura di non essere all’altezza del ruolo di madre. É una delle paure con le quali devo fare i conti ogni giorno”.
E no, non c’è un modo per affrontare tutto questo. Bisogna solo mettersi in discussione rispetto all’ attitudine di essere madre. Se si riesce a fare questo, si è già un passo avanti.
“Ciò che mi fa sdrammatizzare -prosegue- senza mezzi termini – è la consapevolezza di averci provato, indipendente dal fatto che la cosa mi riesca bene o male”.
Quelle di Benedetta sono le parole che ogni donna, probabilmente, vorrebbe sentirsi dire.
Sono parole di una madre che, nonostante si fosse preparata ad esserlo, ha dovuto imparare tutto daccapo, perché nessuno le aveva mai detto come sarebbe realmente stato.
E tutto questo lo lo spiega in “Racconti per mamme insonni”, quel libro iniziato a scrivere tre anni fa, che ora è nelle mani di tutti.
“Ho iniziato a scrivere questo libro tantissimi anni fa, con l’intento di dar vita ad una biografia che ho cambiato e interrotto tantissime volte a causa della mia sindrome dell’ impostore, cioè dell’idea di non meritare mai nulla rispetto a quanto parto a casa. Ogni volta che ho partorito le ultime tre figlie, sostanzialmente. Sono una persona che fa fatica a dimostrare quello che prova e in tal senso la scrittura mi salva la vita, perché mi conferisce la possibilità di lasciare sempre qualcosa di detto, quindi questo libro è una raccolta di saggi brevi rispetto a tutta la mia crescita personale da donna a madre”.
Un libro paragonabile quasi ad un diario al quale affidare gli attimi più importanti della vita di una madre, ovvero il cambiamento dell’essere madre che in Benedetta si è verificato con la nascita di Catia Vittoria, la sua seconda figlia.
“In quel momento ho iniziato a provare invidia nei confronti di mio marito, a causa del fatto che lui uscisse per andare a lavoro e io dovessi restare sempre a casa,senza possibilità di crescita. Questa condizione mi chiudeva totalmente. La nascita di Catia Vittoria mi ha dato la possibilità di fare qualcosa per me stessa, di puntare su me stessa, sulle mie capacità e imprenditorialmente di crescere”.
“Racconti per mamme insonni” narra dell’insonnia dei pensieri, quelli più veri, che si fanno nel bel mezzo della notte e avrebbero bisogno di un confronto. É un libro che nasce dall’idea di voler dare ad altre donne il libro di una donna che sta facendo i loro stessi pensieri, affinché possano ricordare che i figli non hanno bisogno di madri perfette, ma di madri serene.
È la narrazione un’avventura, quella della maternità, che nonostante spaventi più di quanto si possa immaginare, resta pur sempre una delle più belle di cui le donne possono essere protagoniste.