“Buona fortuna, ma sono pessimista”. Così l’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, commenta all’Adnkronos l’ipotesi di un Beppe Sala federatore del centro. “Un progetto ambizioso, sia per lui che per chi lo propone. Come qualità del ruolo e della persona è coerente, ma sulla fattibilità ho molte riserve, perché per federare occorre una leadership molto superiore a quella del sindaco di Milano in carica e di Beppe Sala”, spiega Albertini, secondo il quale “l’unico che potrebbe ottenere eventualmente questo ruolo, sarebbe Mario Draghi, che però ha già escluso di volerlo fare”. Sala, invece, secondo Albertini “si aggiunge a delle persone – Toti, Renzi e Calenda, per non parlare poi degli epigoni sottostanti – in lotta tra loro per la leadership del cosiddetto centro. E non sarebbe sovrastante”, essendo “un pari grado come esperienza e come capacità di ruolo. Anzi, Calenda ha fatto il ministro, Renzi ha fatto il presidente del Consiglio e Toti è presidente di Regione. Il federatore invece dev’essere un gradino sopra gli altri”. Per federare il centro per l’ex sindaco di Milano è necessaria poi “una riforma della legge elettorale, con un sistema proporzionale, magari con sbarramento alto al 5% e premio di maggioranza. Perché se è ancora maggioritario il centro viene stritolato”. Infine – osserva Albertini – l’attuale sindaco di Milano “finora non ha dimostrato” di avere “la visione e la qualità politica, morale e intellettuale per il ruolo che qualcuno suggerisce che possa avere”. Un giudizio che muove soprattutto da ciò che è avvenuto nell’ultima campagna elettorale: “Quando ho declinato l’invito a candidarmi, ho suggerito al prossimo sindaco di investire sull’opposizione. La sua risposta è stata deludente, mi ha preso in giro e in quel frangente ha dato un po’ il segno di non avere forse questo orizzonte politico. Adesso magari ha cambiato idea e allora può pensare di non essere un verde talebano come mi è sembrato all’inizio del suo mandato”, osserva l’ex primo cittadino.