È finita come spesso accade in questi casi: dal c’eravamo tanto amati al insieme a te non ci sto più. Insomma, all’italiana.
La coabitazione tra i due galli del Movimenti Cinque Stelle, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, alla fine è esplosa come peggio non si poteva. E la divaricazione pare ormai irreversibile.
Conte – l’avvocaticchio del popolo – si sente ormai padrone del giocattolo e non ha alcuna intenzione di condividerlo con altri, specie se, come l’attuale Ministro degli Esteri, lo minacciano da una posizione più che privilegiata.
Ma chi ce lo doveva dire che, dopo anni di sberleffi e risatine ciniche, avremmo dovuto rivalutare il Gigino nazionale: da barman da stadio a statista d’alto rango, da ragazzotto dall’italiano zoppicante a membro elitario di consessi internazionali.
È dall’elezione del Presidente della Repubblica che Di Maio ha capito che, in certe circostanze, i silenzi valgono più delle parole; non l’ha capito Conte, che ancora continua il proliferare opinioni, uscendo dal suo proverbiale riserbo che dura circa venti minuti la volta.
Come finirà questa corrida?
Non con l’espulsione di Di Maio – espellere un ministro in carica sarebbe l’ultimo harakiri di un Movimento morente; Di Maio potrebbe uscire e fondare un partito suo? La vedo difficile. Si giocheranno la poltrona di leader dei Cinque Stelle o di quello che ne resta, fornendo due versioni alternative: “dibattistiana” quella di Conte, “demitiana” quella di Di Maio.
Quale prevarrà? Conoscendo il Movimento e la sua gente non credo ci siano molti dubbi. Da quelle parti s’è sempre preferito il trash all’ordine e così sarà anche questa volta.
C’è un’unica incognita: Beppe Grillo.
In inverno, dopo aver detto peste e corna di Conte – quello al quale avevano beatamente affidato il Paese – il Movimento ha ritrovato una sua quadra, proprio come si faceva una volta, proprio come faceva la balena bianca.
Questa volta la ricomposizione pare più difficile ma siamo sempre in Italia e tutto può succedere.
Il mio spirito impertinente auspica una soluzione più radicale: che questo problema – Conte o Di Maio? – sparisca dal nostro orizzonte e dalle nostre priorità. Viviamo una guerra, che ci ha riportato l’inflazione, dopo una pandemia.
Non abbiamo bisogno d’altro. Ma, si sa, in Italia, il dramma è sempre accompagnato anche dalla commedia. E allora benvenuti al nostro Beautiful.
Un impertinente