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24 Dicembre 2024

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In fondo al ‘Novecento’ con Andrea Tarquini 

di Massimo Ricciuti

Andrea Tarquini è una persona seria, di quelle con cui è bello discutere, scambiarsi opinioni, fare battute sarcastiche sulla vita e sul mondo. E’ uno che la sa lunga. E’ un cantautore vero, musicista raffinato e chitarrista virtuoso. Uno che le canzoni le sa fare bene e sa sistemare i versi e gli accenti al posto giusto. E sono canzoni che si fanno riascoltare e riascoltare… che se invece di un cd fossero su un 33 giri le consumeresti con la puntina. Eh, sì. Potremmo pure assecondare un certo vezzo e chiamarle vintage . Come certi suoni veri e analogici, come le cose autentici, come quando le mani toccano strumenti veri e non campionamenti o programmi e sofware come ProLogic etc. che tanto vanno di moda oggi. Invece qua la faccenda e seria e deve essere trattata con rispetto.

Il disco di Andrea è uscito da poco ma già se ne parla parecchio ed è stato recensito dalle migliori testate specializzate, inoltre la canzone che dà il titolo all’album è nella cinquina del Premio Tenco come miglior canzone singola… Quindi che dire che non sia stato già detto? 

Beh, innanzitutto si tratta di un disco come non se ne facevano da anni. Forse sarà una coincidenza generazionale. Un’età che ci accomuna. Siamo, appunto, figli del ‘900, e abbiamo superato la boa della cinquantina (io già da un po’, Andrea sta lì, lì…), è chiaro, allora, che ascoltando questo lavoro (perché per fare un disco bisogna faticare di brutto!) viene voglia di uscire verso la prima sera e camminare in due con un taccuino in una mano e una birra nell’altra per parlare e fermare alcune parole sulla carta. E’ un disco che si fa voler bene perché dice le cose che pensi anche tu, sembra che ti abbia scelto come amico e confidente, che ti conosca bene, e conosca i tuoi ricordi, le tue ombre, i tuoi abissi, le solitudini, le malinconie, i tuoi amori andati, i tuoi vecchi amici… Andrea ti guarda negli occhi, ti dà una pacca sulla spalla e ti offre un sorso. Mentre il suo slang sa un po’ di vecchi western, un po’ di country, di ballate alla Waylon Jennings e Willie Nelson, un po’ di Roma e un po’ di Nashville… Sarà che il nostro immaginario è immerso di cultura yankee, di Renault 4 rosse con dentro immensi misteri, di Ufo Robot e famiglie politicizzate. Sarà che parliamo la stessa lingua e allora basta poco e “chi ce pensa rimane senza”… e che ce lo diciamo a fare…?! Basta parlare a frasi accennate e già sai… 

Non sto qui a fare il critico musicale. Non ce ne sarebbe bisogno. Dico solo che questo disco andrà lontano, e che ascoltandolo è un po’ come ritrovare un diario, anzi, un quaderno di quelli che ho sempre portato con me ovunque fossi.

“In Fondo al ‘900” è il terzo album di Andrea Tarquini, il secondo interamente composto di canzoni inedite, dopo il primo album “Reds-Le Canzoni di Stefano Rosso”, si perché Andrea, è un musicista autentico, un chitarrista virtuoso (l’abbiamo già detto), e con il suo fingerpicking ha accompagnato il compianto Stefano Rosso e gli è stato giovane amico e ha diviso palchi, pulmini e tournèe. Sono, queste, canzoni  come si deve. E fa piacere che si possano ascoltare. In questi tempi dannati. In cui non sappiamo cosa ci sia dietro l’angolo ma sappiamo benissimo cosa ci sia stato prima e cosa non ritornerà mai più. E’ un disco contro l’indifferenza. Contro il conformismo. Contro il qualunquismo. E’ un disco calmo. Sapiente. Di classe. Fa piacere trovare nei credits musicisti come Primiano Di Biase e Simone “Federicuccio” Talone, sono ragazzacci che sanno quello che fanno. Il disco è stato registrato tra i Transeuropa Recording Studios di Torino, I Tusco Recording Studios di Primiano Di Biase e gli RMS Production Services di Nashville TN…

Tutto è stato prodotto da Andrea Tarquini, Mirko Goria e Fabrizio Chiappello per l’etichetta Moovon. Cercatelo, è distribuito da Self.it e si trova ovunque. E’ un buon affare!

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