di Anna Adamo
Sofia Righetti, filosofa, campionessa di sci alpino paralimpico e attivista ha pubblicamente manifestato tutta la sua indignazione verso coloro i quali ancora fanno fatica a considerare normale che una persona con disabilità esca, si diverta con gli amici e consumi bevande alcoliche come qualunque altro essere umano.
“Grande, perché nonostante tutto sei qui a bere una birra e a divertirti. Capita di trovarmi qualcuno che me lo dica, quando esco” racconta. É più indignata di quanto si possa immaginare, Sofia.
“Dirci che usciamo e ci divertiamo nonostante la disabilità? É un’ aggressione, perché si ritiene che essere disabili sia svilente e la considerazione che hanno di noi è talmente bassa da congratularsi per azioni normali. Questi atteggiamenti ci umiliano”. Sono accuse forti, ma necessarie, quelle della Righetti.
Del resto, essere disabili svilente lo è per davvero e il motivo non è di certo la disabilità in sé, ma la società e la scarsa, a tratti errata considerazione, che quest’ultima ha delle persone con disabilità.
Basti pensare a tutte le opportunità che vengono loro negate, a tutte le volte che si danno loro contentini solo per metterli a tacere o a tutte le volte che le si prendono in considerazione solo per occasioni convegnistiche in cui non devono far altro che raccontare quanto siano forti e coraggiosi ad andare avanti nonostante la disabilità da cui sono affette, per capire quanto sia tragica la situazione.
E no, ribellarsi non basta, perché anche la ribellione resta fine a sé stessa. La si prende in considerazione solo per sottolineare ancora una volta quanto coraggiosa sia stata la persona con disabilità a manifestare il proprio disappunto, però tutto resta uguale, nessuno fa nulla per far sì che le cose cambino.
Sembra che vogliano dire ai disabili di essere figli di un destino già scritto che devono accettare. Che le cose non si possano cambiare.
Cambiare le cose
Ed è questo, in realtà, il vero problema. Che tra ciò che si potrebbe fare per cambiare le cose e ciò che, invece, si fa, c’è sempre di mezzo il mare,ed è quest’ultimo a vincere.
Ben venga, vista la situazione, l’ indignazione della Rigetti e di tutti coloro ai quali quest’ultima non fa altro che prestare la voce, ma a condizione che non ci si meravigli e non la si veda come un’esagerazione, perché ai disabili è già stato tolto tutto e non si può pretendere anche che restino in silenzio dinanzi ad atteggiamenti come questo, fortemente lesivo per la dignità umana.