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15 Novembre 2024

Chi siamo

“Enrico Letta e la tattica del silenzio”

Guardavo. Seguivo. Leggevo le notizie battute dalle agenzie.

E mi chiedevo: ma Letta?

Così passivo, Così silenzioso.

Voleva Conte come punto di riferimento dei riformisti, lo lodava perché grazie a lui si era raggiunta “l’unità del PD”, lo coccolava manco fosse un redivivo Alcide De Gasperi.

E ora? Che ne sarà di quest’amore sbocciato ma mai del tutto consumato?

Il buon Enrico ci aveva provato a far rinsavire Conte con una sottile minaccia “o con Draghi o si vota”. Purtroppo, però, non aveva fatto i conti con la “base” grillina.

Avete presente la base grillina? Dovendo raffigurare la base del M5S in video e audio, gli potremmo attribuire un tono di voce sempre incazzato e urlante e il volto di Beppe Grillo.

Come Letta di sia potuto fidare di una roba del genere è un mistero. La base urlante per esistere necessita di un nemico, attualmente individuato in Mario Draghi. Letta, invece, al contrario, da senso a se stesso nella sua speranza di pacificare tutti. Anche gli impacificabili.

Voleva tenere insieme Conte e Calenda. Poi voleva tenere insieme Conte e Renzi. Poi voleva far fare la pace a Conte e Di Maio.

Il risultato è stato che a tener la mano a Conte è rimasto soltanto lui.

Non ha toccato palla nell’elezione del Presidente della Repubblica, non si è fatto sentire a sostegno di Mario Draghi, ogni sua dichiarazione lascia lo stesso tempo che trova. Impalpabile.

La tattica di Letta è oramai evidente. Punta sull’autodistruzione altrui.

All’incontro scuola-famiglia i professori direbbero: “è bravo ma non si applica”.

Un osservatore attento

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