Ci sono domande che si instillano nella nostra mente piano piano, giorno dopo giorno, fino a trovare la forza di uscire fuori attraverso le nostre labbra e palesarsi al mondo.
E poi ci sono altre domande che vengono fuori di getto, spontaneamente. Ad esempio: ma il PD, oggi, cosa pensa del prof. Conte, il punto di riferimento dei progressisti?
Sui profili social del PD si legge che “il PNRR e l’agenda sociale, pensata per aiutare milioni di persone in difficoltà, rischiano di andare in fumo con la caduta del Governo”.
Ma quindi è ancora immaginabile un campo largo che includa la scheggia impazzita Conte e i suoi adepti “oltranzisti del no”?
È rimasta ancora accesa la fiammella della fiducia che solo Letta riponeva in Conte?
Diciamocelo, Conte è stato scelto per essere Presidente del Consiglio in un difficile momento post elettorale nel 2018. Questo non fa di lui un leader politico e non gli attribuisce automaticamente la capacità di essere guida di un partito.
Si vede. È abbastanza palese la cosa. E non c’è bisogno di un osservatore attento. Ne basta semplicemente anche uno distratto.
Però il PD è lì e cercare di ricucire il ricucibile perché quei voti serviranno ( a loro dire ) ad evitare una vittoria della destra.
Così facendo, però, stanno succedendo due cose:
1) la sinistra a motrice PD non sta dando segnali di affidabilità e serietà perché si sta troppo concentrando sul “con chi stare” piuttosto che sul “cosa fare”;
2) la deriva populista del PD, troppo ancorato al M5S, sta allontanando forze moderate e riformiste che – quelle sì – potrebbero costruire una valida compagine in grado di formare un Governo.
Il PD è schiavo della tattica e così facendo rischia di perdere una partita fondamentale.
Il PD senza M5S ne guadagna in credibilità e in aggregazione. Il M5S senza PD oggi dovrebbe ripartire da zero chiedendo anche un gesto di dignità all’uomo che con presunzione e arroganza lo ha accompagnato al declino.
Un osservatore attento