di Anna Adamo
Non ammessa alla classe successiva. É ciò che è accaduto ad una bambina di sette anni della provincia di Bari.
“É integrata nel gruppo classe e rispetta gli altri,ma poco le regole scolastiche e la vita sociale. Ha sviluppato un impegno limitato alla richiesta e ha evidenziato un interesse selettivo. La partecipazione è stata discontinua e sollecitata. Ha raggiunto una minima autonomia personale e il metodo di studio è essenziale per le fasi di lavoro scolastico. A causa delle ripetute assenze la partecipazione risulta lacunosa, pertanto è insufficiente.”
Queste le motivazioni che avrebbero spinto il consiglio di classe a non promuovere la bambina e a far si che i genitori fossero più amareggiati di quanto si possa immaginare.
Tante, purtroppo, sembrano essere le incongruenze, dato che nel corso dell’anno nessun insegnante aveva mai fatto accenno ad una situazione scolastica tanto disperata da determinarne la bocciatura.
I consigli
Alla bambina era, infatti, solo stato consigliato di farsi aiutare, nel corso del pomeriggio, a svolgere i compiti assegnati. Un consiglio che i genitori di quest’ultima hanno seguito alla lettera e che permette loro di affermare con convinzione che neanche le maestre che la seguivano nel pomeridiano avessero mai parlato di una situazione scolastica così disastrosa. Non convince per nulla, quanto accaduto.
Nessuno riesce a spiegarsi come sia possibile che nonostante i voti scritti sul registro fossero positivi e nessun insegnante avesse mai parlato durante l’anno ai genitori di una possibile bocciatura, la bambina non sia stata ammessa alla classe successiva.
Per questa ragione,la famiglia ha scelto di fare ricorso al Tar ,che ha deciso di annullare la decisione presa dal consiglio docenti.
Se si sia trattato di un terribile errore, o di una bocciatura emessa, perché davvero c’erano gli estremi per poterla emettere, non è ancora chiaro.
È vero, andare bene a scuola è una priorità, una soddisfazione,ma è altrettanto vero che nulla servirà a far mai dimenticare alla bambina il dolore provato in questi mesi.
Un dolore che, le avrebbero potuto evitare, se solo, della sua disastrosa situazione scolastica, ne avessero parlato con i genitori quando ancora c’era tempo per porvi rimedio.
I gesti che servono da lezione? Ben vengano, ma non quando, come in questo caso, c’è di mezzo una bambina di soli sette anni, che non ha alcuna colpa e, alla quale, invece di dare una bocciatura, sarebbe bastato ricevere un pizzico di aiuto in più per raggiungere risultati scolastici consoni alla promozione.