Giorgia Meloni in questa fase è la più lineare.
Da tempo ho smesso con la politica militante, per quel poco che ho saputo fare, ma conservo la voglia di leggere, con gli occhi della politica, i fatti.
Da socialista riformista, nasce su questa vocazione il Pezzo Impertinente, osservo, controcorrente, e registro che la Meloni ha scelto il primato della politica e non si è piegata alla logica dei poteri forti che intendono condizionare ed indirizzare gli scenari. Sintonia per un impertinente.
Ha denunciato ‘l’uso politico’ delle Istituzioni ed ha avuto il coraggio di dire a sindaci e presidenti di province, intellettuali vari e prezzolati noti, che in democrazia decidono gli elettori. E’ contro l’idea secondo la quale la democrazia parlamentare diventa la scudo per ogni capriccio ed ‘appetito’ dei partiti.
Non ha paura del voto e non confonde responsabilità e voglia di tirare a campare.
Non e’ prigioniera delle trame di Palazzo. E perciò cresce, e perciò si concentra sulla vita reale.
Da socialista riformista osservo che, più di altri, ha denunciato il caro energia. Si e’ battuta per il popolo delle partite Iva o dei commercianti, prima con la battaglia sulla fatturazione elettronica e poi quella sull’obbligo dei bancomat. E’ liberale nei fatti, forse lo sottovaluta, e non a chiacchiere.
Da giornalista, poi, osservo la coerenza.
La Meloni fa quello che dice e dice quello che fa. Non ha governato con il Pd ed i Cinque Stelle, non ha rincorso ministeri e sottogoverno per tenere insieme le truppe. Ha scelto la politica. Lo ha fatto quando altri dicevano ‘lo spazio a destra è occupato dalla Lega’. Non era cosi.
Ora tiene il punto. Lo fa per la sua comunità e per tenere in vita il centrodestra.
All’impertinente, molti storceranno il naso, piace. Poi chissa…
