Serve anche un attimo di lucidità nel caos totale che si è creato nel panorama politico in queste ore.
Mettiamo prima giù tutto ciò su cui non ci sono dubbi. Non ci sono dubbi sulle responsabilità dei Cinque Stelle, ondivaghi come pochi, incapaci di una linea fissa da mantenere.
Non ci sono dubbi sulle responsabilità di Lega e Forza Italia che hanno pensato bene di cogliere la palla al balzo e sfilarsi dalla maggioranza perché troppo ghiotta era la possibilità di andare al voto in condizioni nettamente favorevoli.
Non si sono dubbi sulle responsabilità di Enrico Letta, l’unico ad essersi fidato ciecamente di Giuseppe Conte fino alla caduta del Governo manco fosse stato un suo badante.
Ciò premesso, è utile anche dire qualcosa, con la stessa lucidità, sugli errori grossolani delle ultime ore.
Le manifestazioni di piazza “pro-Draghi” ( poche, a dire il vero ) di chi dice che il populismo ha trasformato la politica in tifo, non sono nient’altro che due facce della stessa medaglia. Due modalità di tifo, di segno opposto, ma comunque tifo.
Questo ha addirittura portato Draghi a dire, durante il suo intervento in Senato, “sono qui perché lo hanno voluto gli italiani”. Ebbene no, non è corretto. E bisogna pur dirlo per amor di verità.
Mario Draghi è sicuramente l’uomo italiano più autorevole al mondo, è sicuramente un’occasione persa per tutti noi, ma non è diventato Presidente del Consiglio perché lo hanno chiesto gli italiani. Così come non ha deciso “grazie agli italiani” di sottoporsi al voto di fiducia del Senato a seguito delle dimissioni respinte dal Presidente Mattarella.
Gli italiani non hanno toccato palla in tutte queste dinamiche, nonostante una buona parte di essi ( tra cui anche chi scrive ) continui a pensare che i partiti abbiano perso l’ennesima occasione per elevarsi dalle sabbie mobili del populismo propagandistico in cui oramai versano.
Mario Draghi è stato sacrificato dallo stesso Parlamento che gli aveva chiesto aiuto un anno e mezzo fa.
Il passaggio in Senato andava risparmiato a Draghi, alla figura che rappresenta. Quello è stato l’ultimo schiaffo dei Partiti al Premier.
In tutto questo marasma, gli italiani hanno come unico (de)merito quello di aver eletto uno dei peggiori Parlamenti della nostra storia.
Occorre ricordarsene quando si tornerà alle urne.
Un osservatore attento