di Anna Adamo
La presenza di Jasmine Carrisi sul panorama musicale italiano è sempre più forte.
La giovane artista, infatti, dopo “Ego e Calamite”, i suoi due primi singoli, torna a stupire i fan con “Nessuno mai”, una rivisitazione in chiave rap del brano presentato al Festival di Sanremo nel 1959 da Betty Curtis e Wilma de Angelis e riproposto, sempre nel ’59, da Mina.
Quella alla quale ha dato vita Jasmine, però, non è una rivisitazione come le altre, perché frutto di una collaborazione che tutti aspettavano da tempo con il papà Al Bano e Clementino.
Da cosa nasce l’idea di dar vita ad una rivisitazione di un brano appartenente distante dalla tua epoca?
L’idea nasce dalla necessità di trovare un pezzo del quale realizzare una cover insieme a mio padre per un programma televisivo.
Io ho pensato a “Nessuno”, mentre registravamo la prova per la trasmissione abbiamo notato che il brano piacesse a chi lo ascoltava e a noi, perciò abbiamo pensato di registrarlo con l’aggiunta di una parte rap.
Quali sono le principali analogie e differenze tra questa versione di “Nessuno mai” e la precedente?
Il ritornello è identico e lo è anche un po’ il ritmo. Questa è una versione molto simile all’ originale, solo che è rivisitata in chiave moderna con l’aggiunta del rap.
Possiamo definire “Nessuno mai” il risultato dell’ unione tra passato e presente. Come e perché è possibile unire queste due epoche attraverso la musica?
Unire le due epoche è assolutamente possibile. A me inizialmente piaceva l’idea di avere l’ unione di due, anche tre personalità e generazioni diverse. Inoltre ritengo che insieme le nostre voci si sposino bene.
Sei soddisfatta della collaborazione? Quale messaggio vuoi lanciare attraverso questa versione di “Nessuno mai”?
Con questa nuova versione di Nessuno voglio trasmettere tanta leggerezza, infatti è un brano fresco,super estivo e ballabile.
Dopo gli ultimi anni che abbiamo passato, un po’ di leggerezza è proprio ciò che serve.
Della collaborazione sono super soddisfatta, anche perché c’è Clementino che è un mostro di bravura.
Essere figli d’ arte è, per certi versi, un vantaggio, ma anche uno svantaggio. Qual è il tuo pensiero in merito?
Quando si parla di figli d’arte bisogna sempre vedere le due facce della medaglia. Da un lato è sicuramente un vantaggio, dall’altro, però, è uno svantaggio. Personalmente, preferisco fare le cose a prescindere dal cognome che porto, cominciando da zero.
Da giovane artista qual sei, cosa ti senti di consigliare ai tanti giovani che cercano di farsi strada nel mondo della musica?
Potrà sembrare banale, ma il mio consiglio è quello di non mollare, di non perdere mai di vista la propria personalità, anche quando non si hanno i riscontri sperati. Non bisogna abbattersi, ma continuare a lavorare per raggiungere l’obiettivo prefissato.