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18 Novembre 2024

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Elisabetta Canitano: “Curo gratuitamente, perché la salute non è ancora un diritto di tutte”

di Anna Adamo


Estate, inverno, a volte anche di notte.
Il telefono squilla di continuo e a rispondere è sempre lei, la dottoressa Elisabetta Canitano, per tantissime donne semplicemente Lisa, una persona speciale che dopo essersi laureata in Medicina e Chirurgia alla Sapienza scelse di diventare medico della 194, professione che ancora oggi, a sessantasette anni, ama come il primo giorno.
Ebbene si, essere un medico per Lisa più che una professione è una vocazione, una passione, una militanza che nasce dal femminismo, dall’essere pienamente consapevole che la salute sia un diritto e la legge 194 un pilastro fondamentale, perché – sostiene – di aborto in Italia si può ancora morire”. Quanto accaduto a Valentina Milluzzo, incinta di due gemelli e morta a 32 anni di setticimia per un aborto negato, infatti ne costituisce l’esempio.
“In Italia – dice la dottoressa che insieme ai genitori di Valentina si batte affinché sulla vicenda venga fatta chiarezza – soprattutto nella sanità cattolica, sta succedendo una cosa molto grave. Le donne dopo aver ricevuto una diagnosi di anomalia del feto vengono lasciate sole, non viene detto loro dove andare e cosa fare. L’ intento è quello di far passare il tempo e far così scadere il termine ultimo per poter abortire”.
Lisa parla di una sorta di obiezione mascherata, la quale porta con sé il venir meno dei doveri del medico che, in alcuni casi, può essere fatale.
“Non sapete – conclude – quanto boicottaggio c’è ancora oggi nelle sale operatorie circa gli aborti terapeutici. Una violazione dei diritti delle donne. La salute femminile non è ancora un diritto per tutte. In Italia non si parla di contraccezione”.
Dalle parole di Lisa, la rabbia verso un sistema che non va come dovrebbe e non offre alle donne ciò di cui necessitano, si evince chiaramente, ma al tempo stesso si evince anche la voglia di combattere per offrire alle donne, attraverso il suo ambulatorio gratuito, un porto sicuro, un luogo in cui sentirsi come è giusto che sia, tutelate e protette.

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