di Alessandra Senatore
Negli ultimi giorni si leggono agenzie su negoziati e microaccordi tra lo schieramento di csx ed esponenti di gruppi politici neonati dell’ultima ora, o sarebbe meglio dire dell’ultima speranza. Sembra che ormai la degenerazione del civismo elettorale – che negli ultimi anni ci ha abituati a selezionare la classe dirigente locale pescando nel variegato mare della società civile senza alcuna intermediazione delle organizzazioni politiche – abbia raggiunto la sua extrema ratio approdando sin anche all’appuntamento elettorale politico per antonomasia.
Senza mezzi termini mi chiedo se ci rendiamo conto di essere diventati un paese ridicolo, incomprensibile, in cui si è perso il senso della misura. Si riconosce diritto di tribuna a sigle nate dalle velleità dei loro pseudo esponenti, che rappresentano giusto se stesse. Contenitori vuoti fatti passare come espressione di una rappresentanza che di fatto non c’è, creati opportunamente a ridosso di scadenze elettorali – accettabile se si tratta di liste civiche per correre alle amministrative – ma qui si parla di eleggere i rappresentanti nell’organo più importante del nostro sistema democratico. Siamo al punto che basta commissionare due articoli su testate nazionali e investire qualche migliaio di euro di sponsorizzazioni social e via, si è attori titolati a negoziare alleanze, ma a nome di chi, di quale base. Ormai è chiaro abbiamo completamente perso la cognizione di cosa sia la democrazia fondata su un sano principio di rappresentanza intermediata da organizzazioni. E il sistema dell’informazione avalla di buon grado questa deriva. E ci meravigliamo che il populismo dilaghi.