Ci sono temi fondamentali per la crescita del Paese, ed andranno affrontati, ed altri fondamentali per la tenuta della democrazia. Fra questi c’è il tema dei costi della politica ed i partiti hanno il dovere di affrontarlo.
Tornare al finanziamento pubblico ai partiti e, più in generale, alla politica, è tema che deve tornare nell’agenda. Serve coraggio e serve restituire autonomia alla politica. E’ in questi giorni che la questione torna attuale ma in troppi fanno finta di non vedere. Costa tenere aperte le sedi dei partiti, costa il personale che è al lavoro, costa l’intera organizzazione, costerà la campagna di comunicazione.
Senza il finanziamento pubblico i partiti sono, quasi totalmente, in mano ai privati che perseguono loro legittimi interessi e che determinano, in parte, la selezione della classe dirigente. Senza il finanziamento pubblico sarà, come al solito, troppo forte il potere discrezionale della magistratura che deciderà, rischiando di modificare il clima, quali saranno ritenuti contributi leciti e quali illeciti.
Si superi, allora, l’anomalia italiana, solo qui non esiste il finanziamento pubblico che c’è in tutta Europa, e si ponga con forza il tema. Serve finanziare, per garantire trasparenza e possibilità uguali per tutti, per avere una politica più libera. Serve finanziare le campagne di comunicazioni, tradizionali e sui social, per arrivare a tutti gli italiani, serve finanziare le scuole di formazione politica per formare classe dirigente competente, serve finanziare l’editoria di partito perché dai social si passi anche al ragionamento. La democrazia ha un costo. Riflettano i partiti, nessuno tema l’argomento.