“Federico carissimo, ho avuto modo di leggere le Tue interviste sulla carta stampata, questa mattina. La Tua è una radiografia impietosa del pessimo stato in cui versa la nostra situazione politica, in questo momento e da svariati anni purtroppo nella nostra amata terra”. Inizia cosi una lettera aperta del dottore Basilio Malamisura a Federico Conte.
“Un patrimonio storico dilapidato sull’altare di beghe familiari asservito – dice il luminare espressione della società civile salernitana – a una gestione capillare del potere. Una ferita dolorosa e difficile oramai da rimarginare, il cui sangue scorre invisibile e silenzioso nelle segrete intercapedini della coscienza collettiva. Al punto tale da poter rinverdire oggi, qui ed ora, almeno nelle menti più inclini, nobili e supremi rimpianti di tempi nei quali l’agone politico rappresentava un terreno sul quale confrontarsi nell’interesse comune”.
“Potremmo parlare, giustamente, di una vera e propria “ecatombe culturale”, evocando neanche troppo fantastici e assai realistici scenari ove si osservano: squarci nelle coscienze, colmati di rifiuti culturali ammassati alla rinfusa in attesa che si palesi, di schianto, il crollo dei valori già da tempo in atto. Nelle Tue parole richiami i mercanti, fuori e dentro la Politica; sostieni, Nuovo Testamento alla mano, ch’essi sono tornati nel tempio, a causa dell’assenza di una società civile, non già severa, ammonitrice e lungimirante, bensì muta e asservita ai potentati. Ti chiedo: avremo la forza di cacciarli via?”