di Anna Adamo
Il futuro della politica. È così che l’ ex premier Mario Draghi ha definito i giovani nel corso del suo intervento al Meeting di Rimini.
Non gli si può di certo dar torto, ma qualche correzione in tale affermazione è doveroso farla. I giovani non sono non sono solo il futuro della politica.
Sono il futuro di ogni ambito, ed è la politica che deve occuparsi di garantirglielo, non viceversa. Su questo punto, però, ne abbiamo ormai avuto contezza tutti, si pecca più del dovuto. Basta guardare le liste per le politiche del prossimo 25 settembre per capirlo.
Dei giovani, non c’è neanche l’ombra.
E no, non si dica che non siano interessati alla politica, perché non è esattamente così.
Di giovani con la politica nel sangue ce ne sono tanti e fanno anche comodo, fin quando bisogna utilizzarli per la manovalanza.
Il problema è che non si può sempre vivere di manovalanza, perché non serve solo quest’ultima per fare esperienza e, un domani, affermarsi.
Mettersi alla prova
È necessario che i giovani li si mettano alla prova, sul campo, dando loro la possibilità di dimostrare cosa sono capaci di fare.
Solo dopo aver fatto questo possiamo veramente dire che siano il futuro, ma fino a quel momento è giusto non illudere nessuno e dire le cose come stanno: i giovani non sono altro che un tramite utile per garantire ai veterani, per l’ ennesima volta, il futuro.
Forse questo Mario Draghi non lo Sto arrivando! O forse lo sa meglio di quanto si possa immaginare e il suo non vuole essere altro che uno sprono a far si che le cose cambiano e si cominci davvero a considerare i giovani come il futuro di questo paese.
Si spera, dunque, che chiunque lo abbia ascoltato, ne prenda atto e cominci a cambiare le cose.