Appello ai liberali italiani: seguite i valori autentici e non quelli nascosti sotto il riformismo di Calenda
“C’è bisogno dell’attuazione del progetto liberare in Italia per assicurare la crescita al nostro Paese nella prospettiva di rilancio economico nel post pandemia. Per questo motivo lancio un appello ai liberali chiedendo loro di non farsi distrarre da chi, come Calenda, mistifica i valori autentici nascondendoli sotto la bandiera del riformismo” – Così Francesco Patamia, imprenditore italiano, fondatore del partito “Europei Liberali” e candidato di “Noi Moderati” alla Camera dei Deputati.
Patamia, infatti, è l’unico candidato alla “Camera dei Deputati”, unico portatore del pensiero liberale, nel collegio elettorale plurinominale Emilia-Romagna – 02, con la lista “Noi Moderati”. La maturazione della sua idea di liberalismo è esposta nel libro “Un progetto liberale per l’Italia”, che vede l’introduzione di uno dei padri italiani del pensiero liberale, Antonio Martino.
“Ciò che frena l’Italia dal decollo economico non è un fattore unico, ma la concomitanza di numerosi ostacoli come la scarsa produttività, un fisco gravoso e troppo complesso, politiche economiche affidate a mere logiche statalistiche o paternalistiche, una burocrazia in cui è impossibile orientarsi, un sistema giudiziario più incline a creare scandali che a curare le ingiustizie. Per quel che concerne la transizione ecologica, bisogna che essa venga attuata con il desiderio di un rilancio economico del nostro Paese e dell’Europa tutta, non alimentando ideologie di paure ingiustificate ma tenendo presente la situazione geopolitica europea, che ahimè include la guerra in Ucraina. Dal punto di vista del fisco, esso necessita prima di tutto di semplificazione, e poi di maggiore equità per le famiglie, di una minore pressione con conseguente eliminazione dell’evasione, che è uno dei grandi mali che affligge l’Italia. Come affermava Antonio Martino il modello di flat tax vincente è quello svedese, con il principio del pagare tutti per pagare meno. Per la Next Generation, invece, il problema che si prospetta è che essa sia troppo esigua per garantire lo sviluppo sostenibile del Paese, data lo scarso tasso di natalità. Pertanto bisogna liberare il lavoro e l’impresa dai troppi vincoli che li attanagliano e allargare la base produttiva, attraverso una sempre maggiore formazione della classe lavoratrice e soprattuto attraverso la creazione di un mercato del lavoro mobile e non “chiuso”come quello odierno” – Ha così concluso Francesco Patamia.