Francesco Patamia, imprenditore. Oggi è candidato alla Camera dei Deputati nel collegio dell’Emilia Romagna tra le fila di “Noi Moderati”. Fondatore del “Partito degli Europei e Liberali”. E’ inoltre autore del libro “Un progetto liberale per l’Italia”, con introduzione di Antonio Martino.
Il Partito degli Europei e Liberali. Custodi di una tradizione antica e sempre moderna. Come nasce l’idea?
“L’idea di fondare il “Partito degli Europei e Liberali” nasce da una cena tra amici, in cui abbiamo deciso di costituire un contenitore politico all’interno del quale inserire i valori liberali, non rappresentati in Italia da nessun partito. Ci siamo infatti resi conto che la stessa Forza Italia aveva perso lo spirito liberale della sua fondazione nel ‘94, quando Berlusconi aveva riunito intorno al suo partito i massimi esponenti di tali valori, tra cui Martino e Pera. Si era da poco insediato il Governo, post elezioni 2018 e si vedeva chiaramente la mancanza di competenza nei Ministeri, soprattutto in quello degli Esteri. Non solo c’erano delle mancanze nei rapporti geopolitici con gli altri Paesi, ma anche nei servizi consolari riservati agli Italiani all’estero. All’epoca mi occupavo di una delega per il Sottosegretario Merlo sul MAIE e queste carenze erano sotto i miei occhi. Il “Partito degli Europei e Liberali” nasce proprio per portare in Parlamento, con competenza, la rappresentanza dei valori del liberalismo e mira a farlo inserendo l’Italia nella realtà europea dalla quale non si può più prescindere”.
Perché secondo lei Calenda si definisce “riformista e liberale”?
“Citando il grande filosofo Popper ‘il liberale è la persona a cui importa più imparare che avere ragione’. Il termine ‘liberale’ e ‘riformista’ hanno una grande presa sull’elettorato: questo è il motivo per il quale molti leader si dichiarano tali. Nel caso di Calenda, quello che in realtà sta facendo è puro populismo al fine di fare incetta di voti. Solo due anni fa il leader di ‘Azione’ affermava infatti di trovare la sua più grande fonte di ispirazione nel ‘liberalismo sociale’ rappresentato dalla Sinistra del PD, perché progresso sociale e libertà camminano di pari passo, ma oggi è alleato con il partito di Renzi, che si è scisso dal PD. Non più tardi della scorsa primavera il leader di ‘Italia Viva’, voleva stringere un’alleanza con Sala, alla quale Calenda si era fortemente opposto perché riteneva inutile la formazione di un terzo polo; alle elezioni del 25 settembre, invece, è in corsa con Renzi con il quale ha costituito uno schieramento di centro”.
Qual è la sua idea di progetto liberale?
“Questa domanda trova risposta tra le pagine del mio libro, “Un progetto liberale per l’Italia”, con introduzione di Antonio Martino. Il mio obiettivo è di rilanciare economicamente il nostro Paese non solo a livello nazionale, ma soprattutto europeo. La prima delle mie proposte è quella di agire concretamente per ridurre l’evasione fiscale con l’introduzione della flat tax sul modello svedese, ovvero pagare tutti per pagare meno. Si rende necessario anche istituire un Ministero ad hoc per la i porti: mai come in questo momento essi stanno giocando un ruolo sempre più importante dal punto di vista logistico, strategico ed economico. Il rilancio dell’economia italiana comprende, non solo misure di politica interna, ma anche di politica estera, che riguardano soprattutto l’import/export dei prodotti. Per quel che concerne la transizione ecologica, sono preoccupato per la Next generation poiché troppo esigua per sostenerne i costi”.