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15 Novembre 2024

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Il contributo di alcune donne all’evoluzione dell’immaginario femminile collettivo

di Valeria Torri

Con autoironia, innumerevoli donne sanno sconfiggere i luoghi comuni che le vorrebbero perfette. Donne famose o meno usano con gigantesca intelligenza questo potente strumento per sovvertire le regole.

E’ irriverente, sfacciata e dissacrante Carlotta Roncarà, una ragazza toscana, che ha raggiunto 10000 follower su Instagram ostentando con orgoglio i suoi tratti caratteriali e la sua femminilità prorompente. Lei non teme giudizi, a partire da quello su sé stessa. Prende in giro i puristi delle abitudini sane e sostiene che al mondo ci sono due categorie di persone: quelle che entro le otto del mattino hanno fatto la doccia fredda, portato a spasso il cane per 15 minuti, una colazione sana ed equilibrata, dato i nutrienti alle piante, fatto una buona azione verso il primo bisognoso incontrato, letto le quotidiane 30 pagine del libro, e poi ci sono quelli come lei. 

Lei, che sveglia da appena otto minuti, si trova già in auto a fare colazione mentre guida, truccata dalla sera precedente. Lei dice: “io adoro indossare la camicia di mio padre e indossare pantaloncini e le sneakers, perché mi sento davvero io. MI piace; piace a me. Punto.” 

E’ tempo di reagire. Non si tratta di farlo nel solco di un femminismo reattivo che ha prodotto anche danni; bisogna fare qualcosa di diverso. Al di là degli stereotipi, delle convenzioni, dei ruoli e delle copertine delle riviste, le donne devono cominciare a mostrarsi per quello che sono davvero.

Ci sono donne che se ne infischiano dello sguardo degli altri. Quelle più esposte alla notorietà, con il loro esempio, spaccano l’opinione pubblica, stimolano il dibattito e, di conseguenza, instillano il dubbio che forse non è poi così sbagliato mostrarsi per ciò che sono, anzi, funziona.

Qui non parliamo di “donne con gli attributi”, sia perché l’idea è sempre stata repellente sia perché non c’ è bisogno di scomodare la fisiologia maschile per trattare della forza e del coraggio. Non è forse vero che in natura non esiste essere più e temibile di una femmina che deve difendere i propri cuccioli?  

E allora sono per prime le donne che dovrebbero accogliere con favore i gesti, o meglio, le gesta delle donne che rompono gli schemi e propongono un’alternativa, per esempio, alla magrezza, alla dolcezza, al silenzio, alla compostezza.

Per una donna uscire dal desueto immaginario collettivo significa sentirsi davvero rispettata e considerata nelle proprie esigenze e aspettative, al pari degli uomini.  E su questo c’è stata ben poca “evoluzione”. Per molti uomini, ad esempio, è irritante vedere donne che praticano sport maschili. Probabilmente si sentono sfidati o minacciati in ciò che credono identifichi il loro ruolo nella società. 

Combattere significa, prima di tutto, imparare a conoscere sé stessi e girare a favore i propri limiti. Bisogna imparare a spaventarsi di meno, cercando di reagire con prontezza, anticipando il nemico, senza farsi sorprendere. Bisogna imparare a moderare la propria forza, il proprio istinto, onde evitare di veder tornare indietro il colpo come un boomerang. Bisogna allenare la pazienza, attendendo il momento migliore per colpire. Bisogna potenziare il muscolo della sicurezza in sé stessi. 

Quanto sicurezza in sé stessa deve aver avuto, ad esempio, Sanna Marin, il primo ministro finlandese, quando, con voce incrinata dalla commozione, difendeva la sua umanità davanti ai cittadini con cui si era giustificata perché aveva festeggiato con gli amici, ballando e sfrenandosi come qualunque ragazzo. Quanto era forte delle sue ragioni nell’affrontare l’opinione pubblica che, in parte, le chiedeva di dimettersi per l’immagine di sé che aveva offerto e che veniva giudicata non idonea al ruolo istituzionale che ricopre. E quanto maschilismo ci fosse in queste invocazioni, è ipocrita negarlo. 

La più giovane capo di governo al mondo, quando è stata eletta nel 2019, ha dichiarato: “Non ho perso un solo giorno di lavoro. Voglio credere che le persone guarderanno a ciò che facciamo al lavoro piuttosto che a ciò che facciamo nel nostro tempo libero. Non ho mai lasciato un singolo compito incompiuto. Sto imparando. Ma sto facendo il mio lavoro bene come ho fatto fino ad ora. Sto pensando all’Ucraina e sto facendo il mio lavoro”.   

Valeria Torri

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