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16 Novembre 2024

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La Rula Jebral nei confronti di Giorgia Meloni racconta una politica che non sa fare opposizione

di Anna Adamo


La giornalista Rula Jebral sul palco dell’ Ariaton la ricordiamo tutti. Ma, soprattutto, ricordiamo il suo discorso, le forti parole con le quali condannava la violenza sulle donne.
Ascoltandola, mai avremmo immaginato che, solo qualche anno più tardi, quella violenza che tanto condannava l’ avrebbe poi, da donna quale è, utilizzata per scagliarsi contro un’ altra donna, la quale, che piaccia o no, non è una donna qualunque. È la donna.
È Giorgia Meloni, colei che è riuscita a vincere contro il maschilismo che da sempre regna in politica e si appresta a guidare l’Italia.
Ebbene si, la protagonista della diffamazione di Rula Jebral è proprio lei, Giorgia Meloni, la futura premier italiana. Una donna che non ha colpe.
Si, è questa la verità. Non è di certo colpa della Meloni, se il popolo la scelta come futura premier, quest’ultimo è sovrano sempre e comunque. E non neanche colpa sua se si è ritrovata un padre narcotrafficante, apparente motivo per il quale la Jebral l’ha presa di mira, che l’ha abbandonata quando aveva solo un anno.
È evidente che il problema sia un altro.
Che il problema sia la politica e non Giorgia Meloni in quanto donna e futura premier o Rula Jebral. Rula Jebral non è altro che il simbolo di una politica che non è degna di essere definita tale, di un’ opposizione che ha ampiamente dimostrato di non saper svolgere il ruolo per il quale è stata chiamata e, non riuscendo a trovare argomenti sui quali dibattere deve fare capolino tra le sofferenze altrui per essere protagonista, per finire sui giornali e prendere quell’ attimo di vergognosa, vista la situazione, notorietà.
È opportuno che la politica, ed anche il giornalismo, cambino la rotta rivalutando gli argomenti sui quali dibattere.
Perché, ben venga che vi sia un dibattito, che di una persona si contestino idee, parole e modi di agire, quando non si condividono, ma a patto che ciò avvenga senza mai dimenticare il rispetto.
Non c’è più tempo per le parole che un alito di vento porta via in un batter d’occhio, per la solidarietà che, per quanto significativa e bella sia, resta fine a se stessa.
Occorre, ora più che mai, agire per far si che episodi del genere non si verifichino più e mai più nessuna donna venga presa di mira per un passato di cui non ha colpe o per aver raggiunto i posti di comando.

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