di Angelo Giubileo
C’è chi dice che nella politica italiana le cose non cambiano e laddove cambino siano solo il frutto di un tipico “trasformismo” italico: tutto cambia per rimanere tutto tale e quale (cfr. Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo). E invece non è affatto così. Le cose cambiano perché la realtà cambia continuamente, a differenza delle idee, sempre uguali a se stesse, ma pur sempre solo e soltanto idee.
Negli ultimi trent’anni e più nel territorio di Salerno (e provincia) abbiamo registrato la diffusione di un fenomeno “politico”, nient’affatto nuovo, che l’una parte degli storici definirebbero piuttosto ciclico. Un fenomeno politico localmente denominato “deluchismo”, ma in vero assimilabile per molti aspetti a un fenomeno ricorso nel regno postunitario, assurto viceversa alle cronache politiche nazionali, arcinoto come “nicoterismo” dal nome del suo massimo interprete Giovanni Nicotera (1828-1894).
La differenza politica tra le due fasi è dunque essenzialmente il frutto delle profonde innovazioni intervenute in quasi un secolo e mezzo di storia: culturali, economiche, scientifiche e tecnologiche. A cui hanno fatto seguito, conseguentemente, le scelte politiche dei due leader a cui abbiamo accennato, il primo a livello nazionale, il secondo a livello locale. Per chi ignori le vicende occorse quasi un secolo e mezzo fa, consiglio di leggere ciò che scrive l’accademico Marco Trotta nel suo libro “Il Mezzogiorno nell’Italia liberale” (2012).
Nell’attualità, a Salerno (e provincia), la più recente fase “nicoterista” – prefigurata dal piano delle opere urbanistiche del ministero del Mezzogiorno verso la fine degli anni Ottanta e inizio anni Novanta del secolo scorso -, se non già tramontata, è comunque inscritta in un ciclo storico che muta, sia a livello nazionale che, ancor prima, internazionale.