di Anna Adamo
Asra Panhai aveva sedici anni e frequentava il liceo femminile ad Ardabil.
Era una ragazza come le altre, con tanti sogni, progetti e ambizioni che purtroppo si fermeranno al giorno in cui è stata barbaramente uccisa per essersi rifiutata di cantare un inno di propaganda a favore di Ali Khamanei, la guida suprema del paese.
Ebbene si, l’ennesima tragedia ha colpito le donne iraniane, per le quali sembra proprio non voler esserci pace.
Dobbiamo agire, dobbiamo far sentire la nostra voce e soprattutto mostrare a quelle donne la nostra solidarietà
A confermarlo è il Consiglio di coordinamento delle associazioni degli insegnanti iraniani, il sindacato dei professori, il quale ha fatto sapere che le forze hanno fatto irruzione nel liceo di Asra e hanno obbligato le studentesse ad inneggiare l’ Ayantollah per poi picchiare chiunque si sia rifiutata.
Asra Panhai è morta a causa dell’aggravarsi delle ferite, mentre un’altra sua compagna è ancora in gravi condizioni.
Nel frattempo, dopo la morte di Masha Amini, la ragazza uccisa, perché non indossava correttamente il velo, a Teheran le proteste avanzano e nelle università si sono scatenati cortei al grido di: “Teheran è diventata una prigione. Quando è troppo, è troppo. Cittadini unitevi a noi, se rimanete neutrali vuol dire che siete senza onore”.
Asra e Masha, due donne innocenti alle quali è toccata una sorte terribile.
Non vi sono parole per descrivere un tale orrore e forse, noi nati nella parte del mondo che ci consente di vivere liberamente, un modo per fermare tutto questo neanche lo abbiamo, ciononostante, non possiamo restare a guardare.
Dobbiamo agire, dobbiamo far sentire la nostra voce e soprattutto mostrare a quelle donne la nostra solidarietà.
Si, lo dobbiamo loro,ma ancor di più a noi stesse, come segno di rispetto per l’immensa fortuna di cui godiamo, visto che siamo libere di vivere la nostra vita senza dover sottostare ai diktat di qualcuno.