Luigi Cesaro è agli arresti domiciliari. Da ‘innocente’ perché cosi dice la Costituzione, Carta nella quale è scolpito il principio della Presunzione di innocenza.
Non essendo più un parlamentare, non ricandidato, sono stati notificati gli arresti emessi nei suoi confronti dall’autorità giudiziaria nell’ambito dell’inchiesta della Dda e del Ros di Napoli su un presunto patto politico-mafioso a Sant’Antimo (Napoli).
E sulle battaglie che possono sembrare più impopolari che si declina la giustezza delle posizioni, è sulle battaglie più ‘antipatiche’ che si misura il coraggio e la onestà intellettuale della politica
Esisterebbe, è l’accusa, una relazione tra la famiglia Cesaro e il clan Puca. Nel giugno 2020 l’indagine portò in carcere Antimo Cesaro, fratello di Luigi, e furono disposti i domiciliari per gli altri fratelli Aniello e Raffaele. Assolti, per questi fatti, dopo due anni di carcere e due anni di arresti domiciliari nel settembre 2021.
Luigi Cesaro finisce ai domiciliari, dopo questi fatti, anche se è improbabile il pericolo di fuga, avrebbe potuto farlo da tempo, inverosimile l’inquinamento delle prove, atti e documenti acquisti da tempo, incomprensibile la reiterazione del reato essendo un semplice cittadino senza incarichi istituzionali.
In questa vicenda paradossale, per quanto legittimo l’intervento della magistratura, colpisce il silenzio dei suoi ex amici di partito. Cesaro è stato, per anni, il riferimento di una comunità ed è poco elegante, per nulla nobile, il modo con il quale è stato dimenticato. Lo hanno fatto quelli che nel partito avevano posizioni diverse e gli amici più cari. Tutti consegnati al silenzio.
Denunciare l’uso delle misure preventive non avrebbe significato intervenire a gamba tesa nel processo o riporre, per quanti lo avevano, un feeling politico. Riflettere avrebbe dato un contributo ad un dibattito di civiltà, sarebbe stato un segnale di garantismo autentico.
Potevano farlo quelli della sua ex comunità e, più in generale, quanti auspicano una riforma della giustizia, quanti auspicano un uso più prudente delle misure cautelari, quanti attendono la separazione delle carriere.
E sulle battaglie che possono sembrare più impopolari che si declina la giustezza delle posizioni, è sulle battaglie più ‘antipatiche’ che si misura il coraggio e la onestà intellettuale della politica.