Circa 28 miliardi di euro disponibili per riqualificare ed adeguare – anche in termini di sicurezza antisismica e tecnologica – le strutture sanitarie nazionali tra Legge 67/1988, Pnrr, React EU e Pnc (Piano nazionale complementare). Ma occorre un programma straordinario che punti con decisione alla velocizzazione degli iter decisionali, delle procedure e della burocrazia.
È l’appello lanciato da Federcepicostruzioni, al termine di un monitoraggio che ha individuato le disponibilità finanziarie disponibili, nel breve e medio periodo, per adeguare in termini di sicurezza e riqualificazione le infrastrutture sanitarie del territorio nazionale.
“Purtroppo, anche sul fronte dell’edilizia sanitaria – commenta il presidente di Federcepicostruzioni Antonio Lombardi –sono emerse tutte le criticità tipiche del nostro Paese, sulle quali auspichiamo un intervento sollecito ed incisivo del nuovo Governo. Oltre alle nuove risorse stanziate specificamente per l’edilizia sanitaria da Pnrr (15 miliardi), React Eu (2,89 miliardi) e Pnc, se ne assommano di ulteriori, per circa 10 miliardi, stanziati addirittura con Legge 67/1988”.
“Recentemente – commenta ancora il presidente Lombardi – il Governo è intervenuto per affiancare le regioni ed evitare la perdita di questi fondi destinati a ospedali e infrastrutture sanitarie. Un intervento a dir poco doveroso ed urgente, se si considera che degli originari 23 miliardi stanziati dalla Legge 67 (arrivati a 32 con stanziamenti successivi, fino all’ultimo della Legge di Bilancio per il 2022 che ha incrementato le risorse per ulteriori 2 miliardi), ben 10 si erano a vario titolo e per diverse motivazioni incagliati nei sempre più intollerabili tentacoli della burocrazia nostrana. A giugno scorso è stato creato anche un Tavolo tecnico interistituzionale, coordinato dal Dipe (il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica), in materia di edilizia sanitaria, finalizzato proprio alla riqualificazione e all’ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico. Sono emerse subito le notevoli difficoltà procedurali e ad oggi non ci risultano interventi risolutivi delle problematiche emerse. Insomma, ci sono dieci miliardi ancora incagliati: una cosa inaccettabile e insostenibile, ancor più a margine di una pandemia che ha avuto effetti così devastanti”.
Con il DM del 20 luglio 2022, il Governo ha tentato di sbloccare i primi 2 miliardi ripartendoli tra le Regioni, ma il grosso delle risorse è ancora bloccato, col pericolo concreto che, per le medesime ragioni, in mancanza di seri interventi di riforma, si fermino anche i nuovi finanziamenti del Pnrr e del Pnc. “Un lusso che la sanità pubblica e le comunità soprattutto del Mezzogiorno – conclude il presidente Lombardi –proprio non possono permettersi”.