di Valeria Torri
La scienza predittiva della geologia avvisa da anni che Ischia si troverà ad essere ancora preda di calamità naturali. Eppure, i geologi restano inascoltati, come moderni Cassandra, alle orecchie della politica.
Troppo spesso si è trascurato di tenere in considerazione gli aspetti geomorfologici, che avrebbero sconsigliato di edificare in talune zone. Sono stati occupati spazi intrinsecamente a rischio, come le aree di naturale esondazione dei corsi d’acqua oppure i versanti più instabili o esposti a colate di fango.
La politica continua a disattendere gli allarmi della scienza, ma la natura prosegue il suo corso e l’uomo ne subisce le conseguenze
Un allarme sulle condizioni precarie del territorio ischitano era stato lanciato nel 2010 dal Senatore della Repubblica Franco Ortolani, Professore di Geologia dell’Università di Napoli Federico II, venuto a mancare 3 anni fa. Il Professor Ortolani affermò: “È chiaro che per mettere in sicurezza un’area del genere è necessario un intervento di grossa portata per un territorio che è soggetto per la sua conformazione ad eventi calamitosi. Gli eventi legati a forti acquazzoni si possono ripetere”.
In quel caso la politica si dimostrò poco solerte nell’ascoltare il monito degli esperti, suffragato peraltro dal ripetersi di analoghe calamità. Dall’analisi storica messa a punto dall’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sono stati rilevati 15 i terremoti tra il 1228 al 1883. Di questi, ben 12 proprio a Casamicciola, costruita su un terreno franoso, capace di amplificare terremoti di intensità modesta.
Ma la memoria affievolisce e i morti si ripetono, anche negli ultimi anni. Sei morti in tre disastrose frane, di cui una proprio a Casamicciola, tra il 2006 e il 2015, e due nel terremoto del 2017. Un evento che ha martoriato Ischia lasciandola abbandonata al suo destino, dal quale, a fatica e con le proprie forze, stava cominciando a riscattarsi.
E invece, la storia si ripete, con recrudescenza. E a pagarne le spese sono le povere vittime di questa ultima alluvione.
Il geologo Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale, oggi parla di emergenza nazionale e lo fa indicando le altre “Ischia” che potrebbero verificarsi, se la politica non adotta un piano di mitigazione per i cambiamenti climatici.
In particolare, segnala la Liguria nella zona sovrastante Genova, le Cinque Terre, in alcune zone del Ponente. E poi le Alpi, dal Cuneese alla Valtellina, Alto Adige e Ampezzano. Parla della Costiera Sorrentina e Amalfitana, poi della zona di Sarno e del Cilento. Aggiunge il riferimento alle zone attorno a Maratea e lungo le fiumare della Calabria e poi ancora la Costa messinese, il Gargano, l’Appennino Emiliano e Romagnolo, il Molise, molte zone della Sardegna, larghe parti di Toscana e Umbria.
Il geologo Fiore avvisa: ” Per eventi di questo tipo sono a rischio le aree che hanno terreni non stabili e ad elevata pendenza. Se il terreno non è compatto la pioggia intensa può generare alluvioni. Dobbiamo intervenire per adattarci al cambiamento climatico. Gli eventi meteo estremi sono destinati ad aumentare a causa dei cambiamenti climatici. Per questo dobbiamo proteggere le decine di potenziali Ischia d’Italia da ciò che potrebbe succedere. Bisogna avere anche il coraggio di intervenire, in caso anche con delocalizzazioni, se le opere infrastrutturali di mitigazione possibili non bastano”.
La politica continua a disattendere gli allarmi della scienza, ma la natura prosegue il suo corso e l’uomo ne subisce le conseguenze.