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4 Dicembre 2024

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Rider travolto volontariamente: ‘semplice’ fastidio o azione discriminatoria?

di Marianna Ianniello


Il conducente della minicar, dopo aver girato in Via Borghetto, è tornato indietro e ha investito il rider sulla pista ciclabile di Corso Venezia.
Questo l’accaduto della sera del 29 novembre a Milano, in cui un rider nigeriano di circa 28 anni è stato letteralmente investito da un uomo di 40 o 50 anni, alla guida di una minicar.
L’uomo, dopo aver scambiato qualche battuta con il ragazzo, il quale afferma di non aver replicato perché non aveva chiaro cosa fosse stato detto, decide di travolgere il rider procurandogli una frattura scomposta alla gamba.
L’avvenimento è stato ripreso da una ragazza di passaggio e, in seguito a quanto emerso dalle prime indagini svolte, confermato anche dall’avvocato del ragazzo nigeriano, ci sono tutti gli elementi per un’accusa di lesioni gravi e omissione di soccorso. Non escludono possa trattarsi anche di tentato omicidio.

La domanda…


A questo punto la domanda sorge spontanea: è stato un atto provocato dal ‘semplice’ fastidio o c’è altro? Si potrebbe trattare di un’azione discriminatoria verso una determinata categoria di lavoratori o una determinata nazionalità?
In particolare, per quanto riguarda la disciplina di questo tipo di lavoro, l’aspirante rider sottoscrive un contratto di collaborazione coordinata e continuativa, che non ha un contenuto univoco in merito a obblighi e diritti delle parti. Invero, alcune piattaforme lasciano il lavoratore libero di scegliere le fasce orarie che preferisce, mentre in altre è in funzione un meccanismo di aggiudicazione preventiva degli slot a calendario, senza che questo implichi un obbligo di reperibilità o di prestazione minima giornaliera.
Tuttavia, al centro delle polemiche vi è sempre più la paga di questa categoria, considerata dalla maggior parte troppo bassa per i rischi a cui sono sottoposti i giovani, soprattutto coloro che pedalano da una parte all’altra della città.
Come in ogni professione, anche in questa ci sono “pro” e “contro”: può essere vantaggioso grazie alla flessibilità dell’orario, ai turni di poche ore ciascuno, ma al tempo stesso, non offre le stesse garanzie di qualsiasi altro lavoro, oltre al fatto di esporre i rider ai pericoli del traffico e della strada, provocando feriti gravi e, talvolta, vittime.
Ci si augura maggiore rispetto per qualsiasi categoria lavorativa, perché non esistono lavori degni di ricevere rispetto e altri meno degni.

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