di Serena Landi
Chetatasi in parte la mormorazione e le polemiche a pochi giorni dalla Prima dell’opera russa Boris Godunov che ha inaugurato la stagione concertistica 2022-2023 del teatro meneghino, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi sembra voler proseguire un crudo confronto con il sovrintendente del teatro “ La Scala”di Milano Domenique Meyer.
Nel mirino di Sgarbi resta la qualità della direzione e l’assenza, a suo dire, di figure di spicco italiane ai vertici.
L’esponente del governo ha infatti affermato che “se fossimo in Francia il grande direttore Riccardo Muti sarebbe stato trattenuto con qualunque mezzo all’Opera, dove oggi il direttore musicale è Gustavo Dudamel”.
Muti ha diretto la Scala dal 1986 fino al burrascoso addio nel 2005.
A dirigerla oggi, dal 2015, è il maestro Riccardo Chailly, il quale nel corso degli anni ha indirizzato la sua attività musicale ad un vasto repertorio che va da Verdi e Rossini a Stravinskij, Musorgskij, Prokof’ev e Offenbach.
Su palcoscenici adornati da rose dalle tonalità tenui, il musicista ha sempre esaltato le potenzialità e la versatilità delle orchestre commissionategli esprimendo tratti della sua personalità.
Da una parte emerge il suo profilo taciturno, comunicativo, dall’altro il travaglio interiore del direttore come interprete.
Dunque cosa possiamo augurare alla Filarmonica per il futuro?
Continuare ad umanizzare il reale per poterne fare esperienza in maniera significativa e sensata: per poterlo abitare attraverso la musica, ambiente magico e totalizzante che offre l’illusione di abolire ogni rivalità, ogni intervallo di tempo, garantendo una proliferazione che non lascia mai soli.