di Anna Adamo
Carmen Diodato aveva soli due anni quando i medici le diagnosticarono una sordità grave bilaterale. Non parlava, non pronunciava neanche una sillaba. Non poteva, dal momento che non ne aveva mai sentito una.
Nulla lasciava presagire che le cose prima o poi sarebbero migliorate, ciononostante i suoi genitori non si arresero e, come lei stessa racconta, la mandarono a fare logopedia.
Le parole
“Così – dice – iniziai a leggere le labbra, la lingua dei segni no, non la studiai mai, però a quattro anni i miei genitori mi iscrissero in una scuola di ballo di un paesino vicino Napoli, Sant’ Anastasia, dove, dalla Calabria, ci eravamo trasferiti. L’iscrizione in quella scuola di ballo per me è stata la svolta”.
Ebbene si, Carmen scopre la musica ancor prima di iniziare a parlare. Segue il ritmo delle onde sonore che si propagano dal parquet della scuola con i piedi, mentre la maestra batte le mani a tempo.
Carmen presta attenzione a tutto, non si lascia sfuggire nulla, studia ogni pausa e nella sua testa Immagina le note.
“Le ho immaginato così tanto percependo le vibrazioni del pavimento e le onde sonore delle casse – racconta con voce rotta dall’emozione – che alla fine ho iniziato a sentire la musica nel mio cuore. Fu una scoperta sensazionale, rimasi ipnotizzata, stregata e decisi che nella vita avrei fatto la ballerina. Del resto, ero perfettamente consapevole del fatto che se non mi aveva fermato la sordità, nessuno avrebbe mai potuto fermarmi”.
Detto fatto. Carmen Diodato oggi ha trentacinque anni ed è una ballerina del corpo di ballo del teatro Massimo di Palermo.
Nonostante non sia la prima ballerina con disabilità, la sua è una storia di coraggio e determinazione che non può non essere presa come esempio.
È una storia che, oltre a mettere in luce quanto sia capace di fare nonostante la disabilità da cui è affetta, permette di capire che se si mettono in campo impegno e determinazione, nulla potrà mai impedire la realizzazione di un sogno.