La fotografia dell’Ista: Nel Mezzogiorno divari insostenibili nonostante le potenzialità
“Il Mezzogiorno è il territorio arretrato più esteso dell’area euro, che ha sofferto in modo accentuato la Grande crisi del 2008 e, da ultimo, l’impatto della pandemia ma è anche un contesto dalle grandi potenzialità e differenziazioni interne, con un tessuto produttivo che – pur debole e incompleto – potrebbe generare effetti positivi per il Paese”. Lo scrive l’ISTAT nel focus ‘I divari territoriali nel Pnrr: dieci obiettivi nel Mezzogiorno’, attraverso il quale, con un taglio storico-comparativo, analizza i trend del sud Italia sulla base dei principi strategici e tematici del Pnrr. Nell’analisi, l’istituto di statistica evidenzia come esistano “divari strutturali di vario genere e livello, anche molto ampi” e come “di rado” si apprezzino “processi di convergenza significativi col resto del Paese”. Le differenze interne, anche infra-regionali, si evidenzia nel focus “sono molteplici, e tendono a delineare contesti più o meno critici che talvolta ricalcano criteri di perifericità geografica (distanza dal Centro-Nord), e in altri casi di marginalità territoriale (le cosiddette aree interne)”. Nell’insieme, è la sintesi dell’ISTAT, “sembra emergere una difficile sostenibilità dei divari, per l’impatto inedito sulla struttura demografica della società meridionale, che appare sempre più fragile nelle prospettive future”.
I ritardi del Mezzogiorno, spiega ISTAT, “stanno aumentando i rischi di un eccessivo e non reversibile impoverimento demografico”. Fra il 2011 e il 2020 si è registrato il primo calo di popolazione nella storia recente del Mezzogiorno (-642mila abitanti; +335mila nel Centro-Nord). A tendenze invariate, nel 2030 i residenti scenderanno per la prima volta sotto la soglia critica dei 20 milioni di abitanti, con una riduzione su base decennale di circa 4 volte rispetto al Centro-Nord (-5,7% e 1,5%). La perdita di popolazione, si legge nel Focus, “si concentra nei più giovani, cui fa da contrappunto il maggior peso della popolazione anziana. Intorno al 2035 l’età media della popolazione di Sud e Isole potrebbe superare quella del CentroNord, nel 2011 ancora nettamente inferiore (39 anni contro 43,2 del Centro-Nord)”. “Tali fenomeni inediti – spiega l’istituto di statistica – se non governati con urgenza, possono far incamminare il Mezzogiorno verso un’involuzione radicale e molto problematica nella funzionalità e sostenibilità della propria struttura sociale”.