di Angelo Giubileo
È finito il sogno di una sinistra europea marxista che ha supportato il processo di globalizzazione credendo fideisticamente in una funzione “strutturale” dell’economia. Al punto da concepire un’idea e una cultura transumanista, sul presupposto della realizzazione di un paradiso scientifico e artificiale (cfr. Dario Smizer, inizio anni 80), aldiqua e non aldilà del cosmo, e l’idea di obliare il passato con l’avvento definitivo dell’uomo-nuovo: umanoide, cyborg o robot che sarebbe stato.
In Europa, molti tra i cosiddetti intellettuali hanno preso parte a questo folle tentativo, i più anche inconsapevolmente.
In proposito, ha scritto di recente Luca Doninelli:
“Un intellettuale vero ha due sole alternative: o siede al centro, ossia assume un potere, crea pensiero pubblico, o deve starsene fuori, lontano (anche questo è potere). Il resto è sciame, come lo chiamerebbe Jonathan Haidt, ossia discorso di gruppo, interazione impersonale”.
Nulla cambia realmente, il nostro è solo un viaggio senza un fine ultimo, morto un re se ne fa un altro.