Il pensiero libero di Luigi Mazzella
Il mainstream dominante nella stampa e in televisione, orchestrato dalle grandi centrali finanziarie anglo-americane dell’Occidente stava per produrre, sulla guerra russo-ucraina, un pensiero unico che rimandava la mente ai tempi di Mussolini e di piazza Venezia.
Sembrava impossibile per una persona che non volesse perdere i contatti con amici, parenti e conoscenti non schierarsi dalla parte del comico divenuto Presidente Volodymir Zelensky e non pronunciare ingiurie violente contro Vladymir Putin, visto, senza ascoltare le contrapposte ragioni sulle origini delle violenze, come l’incarnazione del Male sulla Terra.
In Italia, la vittoria dei neo-fascisti e il ritorno di una seconda M dopo quella di Mussolini faceva temere la nascita di affinità tra i battaglioni neo-nazisti Azov dell’Ucraina e quelli di ina risorta Emme rossa uguale sorte di antica e (si sperava) superata memoria.
Poi, per fortuna delle persone amanti della pace e degli individui poco inclini a morire per l’emulo ucraino di Beppe Grillo sotto i missili nucleari posti a poca distanza dai nostri confini sono intervenuti tre fattori nuovi:
a) sul piano internazionale, la Cina ha ricordato al Deep State statunitense che esiste un problema di Taiwan sul punto di “scoppiare” e la Corea del Nord ha invitato quella del Sud a non sbracciarsi troppo per gli Americani e per il loro desiderio di dominare il mondo; l’invito ha avuto il suo effetto e la barzelletta del leone e del gorilla, raccontata dagli Italiani negli anni Settanta, ha avuto un suo ritorno di fiamma:
b) sul piano europeo, le elezioni per il Parlamento comune con il sistema proporzionale hanno indotto i partner di coalizioni egemonizzate dalle punte estreme a rivendicare il loro diritto di procurarsi liberamente voti nel settore degli elettori pacifisti, anche al fine di spostare l’asse filo-antlantista su posizioni meno guerrafondaie; c) sul piano interno il “brancaleonismo” in alcuni affari di governo ha convinto gli Italiani che nel campo degli irrazionalismi di varia specie è difficile trovare sponde accettabili.
Naturalmente il detto manzoniano, messo in bocca a Don Abbondio, secondo cui “il coraggio…se uno non ce l’ha, non se lo può dare” conserva tutta la sua validità per gli Italiani, usciti da una dittatura e finiti “colonizzati”.
L’Italia non sembra essere un Paese di “cuor di leoni” (“Ahi Serva Italia”…diceva già il Poeta)ma ciò può ritornare anche a suo vantaggio.
Se l’astensionismo è stata la risposta predominante in un voto in cui non v’era la possibilità di una scelta pacifista, essendo tutte le liste orientate al bellicismo più spinto, in elezioni in cui sia possibile riconoscere voci dissenzienti dal coro la speranza di battersi per una ragionevole pace sembra rispuntare.
Soprattutto se i cristiani del Movimento Popolare Europeo sentiranno più la voce del Papa che non quella della Curia e dello IOR.