“La riforma? E’ come un vestito che dobbiamo indossare ma che non ha assolutamente la nostra misura. Noi presidenti di tribunali per i minorenni siamo molto preoccupati di non riuscire a garantire il compito costituzionale sancito dall’articolo 31, che tutela la famiglia e i minori”. E’ netto il giudizio della presidente dell’Associazione magistrati per i minorenni e la famiglia (Aimmf) Cristina Maggia, giudice minorile che presiede il tribunale per i minorenni di Brescia, sulla nuova normativa, contenuta nella riforma Cartabia sul processo civile, che entrera’ in vigore il prossimo 28 febbraio. Una legge che, prevedendo un rito unico per tutti i tipi di procedimenti in materia di famiglia e minori, “ha sovrapposto in modo molto banale – afferma il magistrato – mondi assolutamente diversi: le attivita’ del tribunale ordinario, relative alle separazioni e, quindi, incentrate prevalentemente su questioni economiche o di affidamento e visita dei figli minori, e quelle di competenza dei tribunali per i minorenni, che riguardano invece casi molto piu’ gravi, di pregiudizio ai bambini posti in essere dai loro genitori, come i maltrattamenti, che possono comportare spesso l’allontanamento dalla famiglia”.
I procedimenti che si svolgono davanti ai tribunali dei minori, sottolinea Maggia, “non possono avere cadenze prevedibili” come quelle di cui la riforma parla: “svolgiamo un ruolo di accompagnamento delle famiglie fragili – racconta – per attuare un percorso riparativo delle situazioni critiche. Un percorso che molte volte si conclude con grande successo”. Le nuove norme, invece, rischiano di avere, secondo Maggia, l’effetto opposto rispetto all’obiettivo che la stessa riforma si pone, ossia ridurre i tempi dei procedimenti: “Stiamo cercando di capire come continuare a dare tutela ai bambini che ne hanno bisogno di fronte a questa normativa caratterizzata da troppe rigidita’, che porteranno ad un allungamento enorme dei tempi e costringeranno noi giudici togati a concentrarci sulle emergenze piu’ gravi e, tutto cio’, in totale assenza di risorse”. I tribunali per i minorenni, continua la presidente dell’Aimmf, “sono la ‘Cenerentola’ della giustizia, gli ultimi a cui vengono destinate risorse: non abbiamo il processo digitale, per il quale queste norme sono state scritte, ma noi dovremo attuarle con i fascicoli di carta. Pare che lo avremo da qui a 4 mesi, ma sono 20 anni che lo chiediamo, non ci credo che arrivera’ a breve per i 29 tribunali per i minorenni del Paese”.
Altro nodo
Altro ‘nodo’ critico, la carenza di magistrati togati: “Gli organici dei tribunali per i minorenni sono assolutamente insufficienti rispetto al fabbisogno ed e’ per questo che e’ importante potersi avvalere dell’aiuto dei giudici onorari. Nel nostro ufficio di Brescia – spiega Maggia – che serve un’area con alta densita’ di popolazione in cui vivono molte persone di etnie diverse, siamo solo 7 togati e finora abbiamo lavorato con l’aiuto di 28 giudici onorari, a cui venivano delegate, con il controllo del togato, le istruttorie relative alle situazioni piu’ semplici e, in particolare, quelle legate alla prevenzione di casi potenzialmente critici. La riforma ci impedira’ di delegare agli onorari, che dal 30 giugno non potranno piu’ neanche occuparsi dell’ascolto dei minori, e questo obblighera’ i togati a dare la priorita’ ai casi piu’ gravi, trascurandone molti altri. I tempi, dunque, saranno infiniti, a detrimento di quei bambini che hanno bisogno di tutela”. Il rito unico, insomma, aggiunge la giudice minorile, “sembra pensato come se fosse gia’ operativo il tribunale per la Famiglia“, la cui istituzione, invece, e’ prevista per la fine del 2024: “Far entrare in vigore il nuovo rito senza quel tipo di struttura, e’ come mandare in strada una macchina senza gomme”. Anche l’idea del tribunale ‘ad hoc’ non convince Maggia: oltre all’annoso problema dell’edilizia giudiziaria, la presidente del tribunale di Brescia rileva che “oggi il tribunale dei minorenni ha una ricchezza, ossia la collegialita’ di un organo multidisciplinare, un sistema avanzato rispetto agli altri Paesi europei. Noi lo stiamo buttando via, perche’ avremo invece un giudice monocratico chiamato a prendere da solo anche scelte delicatissime, ad esempio sugli allontanamenti dalla Famiglia“
FONTE AGI