A Firenze, la piazza antifascista, con la manifestazione nata dopo l’aggressione agli studenti del liceo Michelangiolo, ha immortalato – in un pomeriggio – la sinistra più vecchia. La fotografia della piazza racconta una alleanza possibile, la sinistra più vecchia.
Quella ideologica e lontana dal Paese reale, quella che agita ‘mostri’ per trovare le ragioni dello stare insieme. Quella che rinuncia a governare il cambiamento per accontentarsi di agitare paure. Di crearle in verità perché nel Paese che si sveglia tutti i giorni, quello che va al lavoro e che combatte con le partite Iva, quello che si misura con le scarse tutele dei nuovi lavori, quello che non regge il caro bollette, nelle famiglie e nelle imprese, quello che combatte la burocrazia idiota, con le liste d’attesa, il pericolo fascismo non esiste.
E’narrazione che nasce dal corto circuito di alcuni salotti chic con le redazioni militanti. E’ il corto circuito che ingigantisce episodi di cronaca e che ad essi consegna letture strumentali.
La sinistra di Firenze è la più vecchia, è una improbabile alleanza fra il Pd (che rischia di perdere terreno di gioco nel campo riformista) e la demagogia Cinque Stelle, è la mano tesa ai rottami post comunisti della sinistra italiana, e’ l’abbraccio al vuoto penumatico delle sardine di turno.
Una sinistra cosi rinuncia al mondo moderato, si allontana dai ceti produttivi, alimenta la distanza dalla politica. La via è un’altra, è quella riformista.