di Luigi Mazzella
Mussolini negli anni Quaranta incitava gli Italiani a cantare “Vincere” (definita “la parola d’ordine di una suprema(?) volontà”) e gli Italiani ripetevano in coro: “Vincere e Vinceremo in cielo, in terra e in mare!” Poi le cose non andarono così come nella colonna sonora del serial “Mare fuori” (no…nun’ so’ gghiute’ accussì).
Per quanto desiderosi, in cuor loro, di imitare il Duce del Fascismo, Giorgia Meloni e Guido Crosetto hanno dovuto (e devono) limitarsi a mandare soltanto armi a Zelensky senza soddisfare il presumibile desiderio di affiancare, come ai tempi dell’Asse d’acciaio, ai battaglioni neo-nazisti “Azov” gli “squadristi dei battaglioni “Emme” con le bombe in bocca e un fior”.
Nonostante ciò, Giuseppe Conte, leader per procura dell’altro ex comico europeo prestato alla politica, Beppe Grillo, ha gridato: “Attenzione: la Meloni ci sta portando in guerra!”
Il grido non è stato percepito nell’aula del Parlamento dai Ministri leghisti perché essi dal loro canto, poco convinti di dissanguare gli Italiani per il guitto ucraino e per il Presidente americano (da taluni ritenuto nelle mani della CIA) si erano allontanati dal banco del governo in Parlamento, cantando in una una sorta di coro muto, “a bocca chiusa”, il loro implicito dissenso dall’invio ulteriore di armi.
La domanda che gli Italiani si pongono ora è se a pensare di opporsi alla durata della guerra saranno solo i “pentastellati” elemosinieri di “redditi” e “bonus” vari, o anche i leghisti cui si deve attribuire l’invenzione del traffico dei migranti tra i vari porti della penisola.
La Lega, potrebbe pensare, infatti, che a dire basta alla follia bellica della Meloni, in nome di tutte le “donne italiane” che “sono buone come tutte le mamme del mondo” potrebbe rivelarsi più ghiotto il boccone elettorale prevedibile per le votazioni Europee.
I seguaci di Salvini potrebbero sperare di riprendersi, per la Lega, quella primazia nel centro destra persa per i troppi errori commessi (non ultimi quelli di aver fatto parte di un governo decisamente guerrafondaio come quello di Draghi, ferocemente avversato da una Meloni non ancora divenuta appassionata di mitra e di missili.
Se così fosse, sarebbe molto probabile il destino di Crosetto di doversi dedicare, anche in caso di durata protratta della guerra, alle parole incrociate o alla “battaglia navale” sui quaderni a quadretti dei nostri ricordi di scuola e rinunciare all’invio di quelle armi di cui è stato per mestiere buon intenditore.
Naturalmente, per l’Italiano medio, sarebbe anche utile sapere se vi siano altri suoi connazionali consapevoli e lucidi “negatori” del “cupio dissolvi” che è proprio degli amanti di tutte le guerre; ma qui il loro desiderio trova un ostacolo nella “stitichezza” dei sondaggisti sull’argomento.