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15 Novembre 2024

Chi siamo

Pechino divide (l’Ue dagli USA) et impera

di Valeria Torri

Durante il Consiglio europeo di giovedì e venerdì scorsi, anche se non formalmente all’ordine del giorno, la Cina è stata sulla bocca di tutti. Le parole del presidente cinese al presidente russo – “cambiamenti simili non si vedevano da 100 anni” – non sono certo passate inosservate ma avvertite chiaramente come una dichiarazione di intenti di sovvertire l’ordine internazionale costruito dopo la seconda guerra mondiale e proporre un modello autoritario alternativo alle democrazie liberali. 

Le sensibilità di USA e UE, al cospetto del ruolo che la Cina sta assumendo nel conflitto russo-uscraino, non coincidono. I primi hanno scarsa fiducia nelle reali intenzioni del presidente cinese. Ritengono che se la Cina armerà la Russia sarà il passo decisivo per un’escalation del conflitto a livello mondiale. L’UE intende valutare quanto le aperture di Pechino possano aiutare lungo il percorso di pace, nel tentativo di allontanare Xi Jinping da Vladimir Putin. 

Durante il Consiglio europeo, il messaggio del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: “Ostracizzare la Cina è pericoloso” è un invito ai paesi membri dell’Ue a non emarginare la Cina in un momento geo-politico così fluido. Guterres, che ha discusso con i 27 leader riuniti a Bruxelles, sul tema delle relazioni fra Ue e Cina ha detto: “chi ha contezza delle discussioni sostiene che Pechino abbia la volontà di tenere rapporti con l’Ue e che isolare la Cina pone dei rischi”. 

L’invito arriva mentre gli Stati Uniti invitano gli alleati a ripensare le relazioni con una Pechino sempre più assertiva. 

Molti segnali autorizzano a non essere ottimisti. La Cina non ha ancora definito l’azione della Russia come “aggressione”. Continua a chiamarla col nome che gli ha dato Putin: “operazione speciale”. Perciò, definire “Piano di pace”, quello di Xi, quando la massima autorità cinese non riconosce neanche l’esistenza di una guerra, appare complicato.

Tuttavia, un tentativo va fatto, come anche confermato dal Ministro degli Esteri italiano, Tajani, benché le incognite siano ancora tante. 

E’ stato stilato, dunque, un fitto calendario di appuntamenti, da tenersi a Pechino, che vedrà impegnato Xi nei colloqui con le rappresentanze europee. Il premier spagnolo, Pedro Sánchez, sarà il primo a incontrare il presidente cinese. Seguirà il presidente francese, Emmanuel Macron, accompagnato dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, per capire se le aperture della Cina possano innescare un processo di pace che, al momento, è ancora fermo.

Daniel Rosen, esperto americano di Cina, nei giorni scorsi a Venezia per un Seminario dell’Aspen Institute Italia sul rischio geo -politico, ha detto: “noi tutti potremo avere relazioni con sfumature diverse ma le democrazie di mercato hanno una cosa in comune: la capacità di coinvolgere la Cina è condizionata dalla sua volontà di comportarsi secondo le regole di mercato. Molti vorrebbero rapporti economici più stretti ma poi occorre tenere conto del robusto intervento dello Stato introdotto da Pechino”. Secondo l’esperto, il mondo si approvvigionerà di pannelli solari dalla Cina ancora per molto tempo e la Cina dipenderà dal petrolio e dal cibo del resto del mondo. 

Il disaccoppiamento economico, di cui tanto si discute, non potrà mai essere totale. Tuttavia nessuno meglio dell’Europa, nell’ultimo anno, ha imparato quanto sia pericoloso dipendere troppo nelle importazioni da un solo paese, sull’energia come su altro. Nel medio termine, quindi, l’atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti della Cina, potrebbe essere replicato dall’Unione Europea e da altri membri del G7.

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