“Una parte essenziale dell’intero progetto del PNRR erano le riforme, eppure non le stiamo affrontando: per avere un passaporto ci vogliono ancora nove mesi”. Lo sottolinea al Corriere della Sera il leader di Confindustria Carlo Bonomi.
“Ora perché siamo a un bivio o andiamo avanti rendicontando qualsiasi cosa e buttando via i soldi; oppure – dice – rinunciamo ai progetti inutili e ci concentriamo su ciò che si può realizzare e che serve”.
Si può immaginare “un sistema tipo Industria 5.0, basato su crediti d’imposta, nel quale la stazione appaltante finale è l’industria privata. Quella che investe. Sarebbe una politica industriale con la persona al centro, dal green, al digitale, al lavoro, alla formazione. È il modello applicato da Joe Biden con l’Inflation Reduction Act” spiega. Il “problema vero è la troppa burocrazia della pubblica amministrazione. Con il PNRR ci era stato assicurato che le riforme si sarebbero fatte. Il risultato è sotto gli occhi di tutti”. Anche riforme come quella della giustizia “in molte parti essenziali è stata fermata”. Per quanto riguarda la riforma del codice degli appalti “ci sono dei grossi rischi. Da un lato molti enti possono decidere di assegnare i contratti solo alle grandi imprese per non esporsi a contestazioni, ma così si finisce per penalizzare le piccole e medie. Dall’altro si aprono le porte alle decisioni discrezionali dei partiti e di chi premia gli amici degli amici. Un codice fatto così non incide sui problemi di produttività e trasparenza”. Nella riforma della delega fiscale “ci sono lati positivi. Propongo da anni di far pagare meno tasse alle imprese che investono. Sarebbe giusto riconoscere sgravi anche per chi patrimonializza le imprese. Invece sono contrario agli incentivi per assumere. A creare il lavoro ci pensa l’imprenditore ed è il suo dovere. Il governo deve tagliare le tasse sul lavoro riducendo il cuneo fiscale”. Le spese fiscali “dedicate solo alle imprese valgono 14,3 miliardi l’anno. Sono disposto a cancellarle tutte – sottolinea Bonomi – A patto però che i risparmi siano restituiti riducendo il cuneo fiscale e non sprecati in spesa pubblica clientelare”.