Il Commissariamento del Pd campano, deciso ed annunciato da Elly Schlein è un imbroglio.
Dal Nazareno, in Campania, arriva Antonio Misiani, un bergamasco. Bravo a muoversi fra la Città Alta e le Mura Venete di Bergamo, fra la Basilica di Santa Maria Maggiore ed il Castello di San Vigilio, avrà difficolta ai piedi del Vesuvio, si perderà (è molto probabile) da piazza Garibaldi a Santa Lucia.
Il senatore del Pd non arriva, è l’impressione più chiara, da arbitro ma da giocatore che dovrà condizionare la partita, il suo compito sarà determinare un risultato già stabilito altrove.
Alla festa dell’unita di Modena, annunciando l’arrivo, la segretaria del Pd ha parlato, facendo sponda ‘ai repressi campani del Pd’, ai ‘signori delle sconfitte’ e delle ‘lezioni di moralità ad altri’, di “situazioni opache, con pacchetti di tessere, capibastone o persone che si sentono padroni delle tessere”. Una linea accompagnata dai ‘cori festanti’ dei Ruotolo di turno che a distanza di pochi minuti consegnavano alle agenzie dichiarazioni del tipo “dobbiamo chiudere definitivamente una stagione tutt’altro che trasparente, che ha segnato la storia recente del nostro partito”.
Su questo storytelling si dovrà sintonizzare Misiani. Raccontare un altro Pd, assolvere il gruppo Salerno che è già identificato come il male assoluto, significherebbe smentire il segretario.
E se è scritta la narrazione sul Pd campano, non sarà diverso il destino della linea politica.
In Campania si scontrano, di fatto, le posizioni di chi immagina il campo largo (per l’Impertinente suona meglio la ‘banda larga’) e chi sostiene la linea della inaffidabilità del Movimento Cinque Stelle.
Per trovare una sintesi i geni del Nazareno hanno spedito in Campania il bergamasco che ha fatto il vice Ministro nel Governo Conte, quello che diceva, ma lo ha ripetuto spesso, nel Giugno del 2021 “Il M5S è un interlocutore indispensabile nella costruzione di un’alternativa al campo di forze egemonizzato dalle destre sovraniste”.
Lo stesso che arrivò in Tribunale con Beppe Grillo per poi dimenticare gli insulti. Era il 4 maggio del 2012 quando sul blog del comico comparve un articolo dal titolo “I tesorieri” corredato da foto in stile segnaletica di Antonio Misiani. Volarono parole pesanti, carte bollate. Poi per il bene del Paese, si dice cosi quando la ragione cede il passo alla convenienza politica, tutto è stato rimosso.
Vedremo, ma è scritto il punto di arrivo, cosa farà in Campania Misiani. Vedremo quale autorevolezza metterà in campo uno che, nelle battaglie importanti, non è riuscito a convincere neanche la moglie.
Maria Ines Brignoli, moglie di Misiani, insegnante impegnata nella lotta alla mafia con la Fondazione Borsellino, disse No al marito ed al Pd che si genufletteva ai grillini quando si votava il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari.
“Dopo aver riflettuto a lungo, ho deciso, voterò No al referendum sul taglio dei parlamentari” scriveva sui social e per motivare il No, tra l’altro, diceva “Un Parlamento di così basso profilo culturale, scelto da un popolo immaturo politicamente, non credo sia in grado di capire la delicatezza di tale scelta”.
Ecco, meglio sarebbe stato trovare un arbitro cosi. Non era complicato. Sarebbe bastato rimanere in casa Misiani (a Bergamo) dove, forse, altri (anzi altre) hanno qualche argomento in più, maggiore libertà.