E’ignobile il silenzio della politica, tutta, e della ‘stampa appiattita’ sulle pagine scritte da ‘Il Riformista’ su Tangentopoli. Il giornale ha rilanciato aspetti inquietanti sul più grande scandolo che ha colpito la storia dell’Italia repubblicana è tutto passa in cavalleria. L’Impertinente, per quel poco o tanto che conta, non ci sta.
Quella del 92/93 fu una falsa rivoluzione giudiziaria, un vero e proprio golpe. L’inchiesta avviata da ‘Il Riformista’, che ha rilanciato il libro di Enzo Carra ‘L’ultima Repubblica e che ha proposto significative interviste come quella al socialista Giulio Di Donato, non può rimanere senza risposte. E’davvero una vergogna.
Serve avviare una riflessione. In quegli anni ci fu un uso disinvolto e spregiudicato delle misure cautelari, le persone finivano in galera per estorcere dichiarazioni, furono smantellate le garanzie costituzionali. La magistratura, a Milano ed in tante parti d’Italia, lavorò oltre i codici, con la sponda di gran parte della stampa asservita e con l’obiettivo non di accertare fattispecie di reato ma di colpire il sistema democratico. Un disegno sovversivo.
Avevano ragione i socialisti, quelli senza casa, quei pochi che a sinistra avevano voce, tanti in Forza Italia, a chiedere la Istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta. Quella proposta, ripresentata dall’onorevole Alessandro Battilocchio, è ancora attuale perché non è solo scrivere pagine di verità ma è ridisegnare i rapporti fra politica, magistratura e organi di informazione.
E’una operazione che serve al Paese non solo per guardare al passato ma per capire le tante storture di oggi, perché ancora oggi certi Pm (l’elenco è lungo) lavorano con la logica di colpire la politica, perché ancora oggi troppa stampa è organo ufficiale di certi ambienti della magistratura.