di Vanni Vignes
Un pareggio tutto sommato meritato quello che la Salernitana porta a casa al termine della gara con l’Inter. Una gara dai due volti che dimostra peró chiaramente i continui progressi che questo gruppo sta facendo: umile quando c’è da soffrire, spavalda e sbarazzina quando invece c’è la possibilità di offendere. Dopo il pari conquistato a Milano insomma, con l’altra meneghina i granata dimostrano di potersi sedere al tavolo dei grandi sempre con maggiore autorità e senza abbassare la testa. Non convince la scelta iniziale di Paulo Sousa che preferisce Bronn a Sambia, mantenendo inalterata la disposizione tattica. Le caratteristiche fisiche, il “passo” del tunisino non gli permettono di coprire quella zona di campo nelle due fasi con la stessa intensità e gli stessi tempi del colored granata o di Mazzocchi. Mantenendo Kastanos “sottopunta” Sousa ha lasciato una prateria ai nerazzurri in fase di costruzione, ampliata dall’immediato posizionamento alto e largo fin sulla linea laterale di Correa o Gosens, abili ad alternarsi, per costringere così il terzino granata a restare quasi sempre basso e spesso preso “in mezzo” grazie alla superiorità numerica creata in quel settore di campo. Al rientro in campo Paulo Sousa cambia la Salernitana dimostrando a tutti la differenza che esiste fra chi guarda passivamente la partita e chi invece sa leggerla e stravolgerla. Fuori Bronn, dentro Dia, passaggio alla difesa a 4 con Bradaric “spinto” ad alzarsi il più possibile non appena la squadra entrava in possesso palla. In avanti Kastanos a giocare quasi da trequartista larghissimo a destra con Candreva libero di svariare ed inventare in una Salernitana a trazione anteriore. Il tecnico granata si impossessa dell’inerzia della gara, Gosens e Dufries non riescono più a trovare campo ed i nerazzurri soffrono la Salernitana. È vero che riescono comunque a creare alcuni pericoli ma, a differenza della prima frazione, questi sono figli dell’enorme qualità dei singoli e non frutto del predominio ospite. Il pareggio, agguantato nel finale dopo una clamorosa traversa colpita in precedenza dalla Salernitana, è il giusto premio ad una squadra che ha saputo soffrire, che si è rimboccata le maniche quando c’era da combattare e che, dopo tanto sacrificio è riuscita a mettere in mostra anche tanta qualità con Dia, Candreva, Botheim e soprattutto Nicolussi Caviglia, autore di una mezz’ora di livello altissimo.