L’operazione de ‘Il Riformista’ è, assolutamente, lungimirante.
L’intuito dell’editore Alfredo Romeo rilancerà il quotidiano, che è già intelligente riferimento e faro della cultura garantista, ed occuperà uno spazio politico che a chiacchiere interessa molti e nei fatti è costruito da pochi.
L’idea di chiamare Matteo Renzi e poi ancora Andrea Ruggieri sarà vincente.
L’ex premier, autentico riformista, ed il liberale che mai ha rinnegato, anzi, la storia di Forza Italia, riusciranno a confermare l’opzione garantista, avranno il coraggio e la testa per indicare la rotta delle riforme per la Giustizia, e non solo, e riusciranno a leggere la società declinando la cultura di governo dei processi. Quel metodo che, per dirla alla Turati quando lo spiegava ai contadini, “adatta sempre meglio i mezzi al continuo mutare del terreno”.
Manca, però, e rischierà di pesare un ancoraggio alla cultura del socialismo italiano.
È un vizio antico di quanti, e sono purtroppo tanti, immaginano di sviluppare l’idea riformista prescindendo dalla storia e dalla lezione socialista. Si dira’ non e’ un partito ma una redazione e sara’ debole il ragionamento perché senza storia non c’e’ cultura.
‘Il Riformista’ che ha voglia di arare un campo nuovo non commetta l’errore della sinistra degli ultimi trenta anni.