Per Marcello Pera la premier Giorgia Meloni può rappresentare l’erede naturale del Cavaliere, lei potrebbe continuare il progetto avviato da Silvio Berlusconi.
Ora, al netto degli scongiuri, è bene osservare alcuni aspetti. Il primo è, appunto, che ogni ragionamento è prematuro e fuori luogo. Nel merito, poi, la discussione andrà approfondita.
Silvio Berlusconi, nel 1994, ebbe l’intuizione di creare una casa comune dei liberali, dei cattolici e dei socialisti riformisti. Una grande alleanza, maggioritaria nel Paese, capace di ‘sdoganare’ la destra italiana che con la storia aveva fatto conti approssimativi e che non aveva cultura di governo.
La sua idea, che è stata fondativa del centrodestra, è sempre attuale ed essendo ancorata alla realtà è il pezzo che manca a Giorgia Meloni.
Il leader di Fratelli d’Italia ha il grande merito di aver portato un partito del 3% al 26%. Lo ha rinnovato, lo ha aperto a personalità importanti ma manca l’operazione culturale capace di intercettare e rappresentare culture diverse.
La Meloni, se vorrà continuare l’operazione di Berlusconi, dovrà’ fare qualcosa che assomigli ad una federazione o ad un partito unico e dovrà immaginare sfide politiche e culturali, percorsi, capaci di parlare ai liberali, ai riformisti
La Meloni, se vorrà continuare l’operazione di Berlusconi, dovrà immaginare per il futuro a qualcosa che assomigli ad una federazione o ad un partito unico e dovrà, soprattutto, costruire sfide politiche e culturali, percorsi, capaci di parlare (atteso che è più semplice per lei agganciare l’universo cattolico) ai liberali, ai riformisti. Bisognerà fare i conti con Forza Italia e con le nuove leve, ci sono quarantenni ai quali non basterà l’idea di annessione, da coinvolgere.
Lei, ha visione, potrebbe essere pronta ma non lo è il suo gruppo dirigente. E’, con rare eccezioni, chiuso. Il rischio che non ci riesca, anche perché altri (da Calenda a Renzi, dai ‘più piccoli’ Maraio a Caldoro) areranno questo campo, è concreto.
Sara questione di tempo, di visione, di alleanze.