“Il sistema Italia non è in grado di mettere a terra tutti i progetti del Pnrr, bisogna prendere solo le risorse che siamo in grado di spendere”. Lo dice il ministro della Difesa Guido Crosetto a La Stampa. “L’Italia può fare tutto tranne che perdere i soldi. Faccio un esempio: prendiamo 100 milioni di euro per un’opera, entro la scadenza ne spendiamo solo 98. Significa che dobbiamo restituirne 98 milioni e ci teniamo l’opera non finita che dovremo pagare con il nostro bilancio. Il problema non è solo burocratico, di progettazione. La vera domanda è l’Italia ha la possibilità di scaricare a terra 200 miliardi in tre anni”, spiega.
Rifare gli stadi chiedono? “Un investimento deve produrre qualcosa. Non so se rifare uno stadio sia proprio un investimento come una strada, un ponte o il 5G”. Quanto alla guerra in Ucraina, “Per la Russia i morti e il tempo non hanno valore. Putin vive in una condizione per cui i morti, 100 mila o 300 mila, e il tempo, 1 anno o 3, non sono un problema. Per l’Occidente il tempo, i morti e le opinioni pubbliche sono un fattore rilevante. Si scontrano due mondi completamente diversi”. L’Italia, osserva, “si muove lungo due linee portanti. La prima è quella dell’aiuto: dobbiamo garantire all’Ucraina il diritto a difendersi. Ma dall’altra c’è un costante e quotidiano impegno a provare a costruire un tavolo per la pace. Perché adesso l’unica cosa che noi possiamo cercare di fare non è far finire la guerra, ma far interrompere lo scontro e provare a far sedere allo stesso tavolo due interlocutori che non si parlano e non hanno nulla in comune”. E “auspicherei un ruolo maggiore dell’Europa per cercare di gettare acqua sul fuoco. Perché si è bravissimi a buttare benzina, ma non c’è nessuno che fa il pompiere. Noi abbiamo bisogno di pompieri in un mondo in cui l’Onu, che doveva essere il pompiere, ha perso la possibilità di esserlo. Perché il Consiglio di sicurezza è bloccato dai membri permanenti come Russia, Cina, Stati Uniti. Quindi per la pace c’è bisogno di un altro interlocutore”. La Cina “dev’essere un interlocutore al tavolo della pace. Per gli imprenditori però è un grandissimo concorrente. È uno dei temi che dobbiamo porci in Italia e in Europa”