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23 Febbraio 2025

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Critica della follia pura

di Luigi Mazzella

Erasmo di Rotterdam ha scritto, com’è noto, “Elogio della follia”, una delle opere letterarie più influenti della letteratura occidentale. E’ assolutamente lontano dalle mie intenzioni scrivere un saggio polemico ed esprimere la critica di un libro che per il suo carattere satirico, per il tono scherzoso delle sue annotazioni, (volte a suscitare il riso degli amici) e per l’ironia sottesa all’intero testo, è sempre stato uno dei testi classici da me preferiti.

La “follia” che io condanno non è quella di cui Erasmo parla nel suo libro: non ha natura “divina” e non si proclama figlia di Pluto, dio della ricchezza e della giovinezza.

La follia di cui parlo riguarda proprio quei comuni “mortali” che, ignorandone gli effetti perversi, inseguono stupidamente e con protervia gloria, potere, ricchezza, lusso, successo.

Per Erasmo essi, così facendo, si allontanano dal “divino” e da Dio, l’unico essere perfetto perché ha in sé un pizzico di pazzia. 

Per me, quei “folli” procurano danni notevoli agli altri.

Erasmo, d’altronde, non ha nulla in comune con me. Benché “ludens”, come lo definisce Huizinga, è un teologo cristiano sia pure di stampo umanistico: la sua posizione è critica verso la Curia romana ma, pur dichiarando di avere un forte interesse alla classicità greca e romana, predilige tra i filosofi l’autoritario Platone (di cui pur ridicolizza il mito della caverna sottolineandone l’insipienza).

La “follia” di cui io intendo parlare è quella racchiusa nelle fandonie utopiche e nei sogni irrealizzabili in questo o in altri mondi, diffusa dai “fratelli” cristiani di Erasmo e, oggi, dai “camerati” e dai “compagni” figli del post-platonico Hegel.

E’ questa pazzia che ammorba la vita degli altri comuni mortali, togliendo ad essi l’allegria e la spensieratezza (elementi essenziali per la loro felicità) con il “tormentone” dei fini nobili da dare alla propria vita per salvare l’umanità.

E’ in altre parole la “follia” che ha origine sul Pianeta proprio nel momento in cui l’essere umano dell’Occidente mediterraneo s’induce a credere alle inverosimili fantasie di Mosè, di Cristo, di Maometto e di Platone (e poi in prosieguo di tempo dei loro seguaci). 

In altre parole, la mia condanna riguarda l’opera deleteria compiuta dalle religioni monoteistiche mediorientali e dai seguaci, soprattutto ottocenteschi, dell’idealismo platonico, allontanando l’essere umano dalla concretezza della vita per portarlo a fantasticare mete lontane del tutto irrealizzabili. 

Non ignoro che a molti la mia tesi possa apparire inattuale.

Un’indagine, fatta su dati certamente anch’essi fantasiosi, sostiene che in Occidente le religioni scompariranno negli anni successivi al 2050. 

E c’è chi afferma che neppure le ideologie post-hegeliane di sinistra e di destra non se la passino molto bene.

Non credo a tali previsioni. Costretto a frequentare le chiese per i funerali di amici, sono costantemente sorpreso dalla lunghe file di “fedeli” che fanno la comunione. E’ vero che in maggioranza sono persone anziane, ma, purtroppo, vi sono anche giovani che nel 2050 non ingrosseranno, di certo, il numero dei non credenti. 

Inoltre, vedendo la Presidente del Consiglio italiana giulivamente e mano nella mano con Joe Biden in foto ufficiali, prevedo che ormai avranno lunga vita nel “Bel Paese” non solo i post-comunisti della Schlein ma anche i neo-fascisti: gli uni e gli altri guadagnati alla causa di un imperialismo da essi in altri tempi vituperato.

E poi! Anche se i fideismi religiosi e i fanatismi politici odierni cesseranno di esistere la follia degli ecologisti e degli animalisti costituirà un “sostituto” anche peggiore. Greta Thunberg e i finanziamenti molto interessati che sostengono il suo movimento daranno filo da torcere ai comuni mortali che non riescono a convincersi che dei “fili di fumo” di ciminiere in progressiva riduzione possano costituire un pericolo per gli equilibri di un Cosmo che conosce ben altri sommovimenti. Lo scienziato Zichichi ha definito una “bufala” l’effetto serra attribuito all’uomo, ma la sua parola non riuscirà a prevalere su quella della ragazzina con le “treccine” alla Pippi Calzelunghe. 

Gli “animalisti” tenteranno, con l’aiuto di pavidi governanti e di giovani magistrati amministrativi di convincere i comuni mortali che se ammazzare un maiale o un manzo rientra tra le azioni possibili, per la loro millenaria tradizione, farlo per un cinghiale o per un orso assassino è da condannare severamente.

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